giovedì 30 luglio 2009

Meritocrazia si, meritocrazia no


Durante la rivoluzione francese la meritocrazia era acclamata a gran voce dai rivoluzionari, stanchi di vedere quelle che oggi chiameremmo "poltrone" (al tempo erano pure più comode) in mano ai soliti idioti capitati lì per titoli o per parentele varie. Oggi la meritocrazia di chi è ? Sembrerebbe di destra: vedi l'America, dove , così dicono, se non fai non hai, oppure vedi Brunetta, vedi Gelmini. Prendiamo la scuola: guardando i telegiornali sembrerebbe proprio che i prossimi anni decreteranno la fine dei bulli, dei cretini , insomma di tutta quella marmaglia che attanaglia la scuola da anni. Che bello no? Però non sorge la domanda "perchè così tanti scemi nelle scuole, in particolare nei licei?". Del resto se uno non va' a scuola dove va'? Va' a lavorare...lavorare...? Chi sceglie il lavoro o comunque un indirizzo di studi tecnico sembra essere un rifiuto della società. L'istituto tecnico è assimilato ad un centro recupero tossicodipendenti. Il merito di chi non sceglie il succhia succhia ai genitorie di chi è consapevole di non avere la volontà di studiare ma quella di fare è del tutto sconosciuto. Molto più riconosciuto il merito di chi esce dalle scuole private che , per ragioni a me poco note devo dire, continuano a fatturare e a ricevere finanziamenti statali nonostante la preparazione ridicola e ,oserei dire, pericolosa che elargiscono.
Cosa ne direbbe il Direttorio? Si stava meglio quando si stava peggio....

jacopo

5 commenti:

  1. Molti spunti su cui discutere.

    Iniziamo dalla meritocrazia come filosofia di valutazione.
    Ad esempio, la meritocrazia a livello didattico, può sembrare strano, non il migliore metro di giudizio. La meritocrazia impone che venga valorizzato il risultato, indipendentemente dalla mentalità che ci sta dietro. Capite? Un voto è sempre lo stesso indipendentemente dall'impegno, dalla voglia di sapere o dal reale interesse di chi ha prodotto il risultato.
    In effetti molti insegnanti oculati se ne rendono conto e correggono opportunamente i voti, ma non tutti lo fanno.
    E questo in ogni ambito della società spinge le persone ad una competitività mostruosa e ultra individualista.
    La meritocrazia si scorda di valutare il merito di chi si rende conto dei propri limiti.

    E' anche vero che metri di giudizio migliori sono difficili da trovare.

    Devo andare a pranzo quindi le mie opinioni sui seguenti argomenti:
    - il merito di chi è consapevole di non avere la volontà di studiare;
    - la situazione scolastica attuale (licei - tecnici - scuole private) in relazione alla meritocrazia.
    seguono nella prossima puntata.

    RispondiElimina
  2. E' ben noto che il livello delle scuole superiori (e medie) in Italia è davvero basso. Il motivo chiave è il fatto che gli insegnanti non possono prescindere dal livello dei propri studenti. Alcuni lo fanno, ma spesso non sono grandi insegnanti. Questo invece non accade nelle università, dove invece viene fissato uno standard e se lo si raggiunge bene altrimenti nisba.

    Nella società dei nostri giorni lo studio viene - giustamente - considerato cosa buona e giusta, tuttavia, se si sta attenti, si vede che lo studio viene sempre interpretato come strumento per il raggiungimento del successo personale, e non come esperienza formativa.
    E' chiaro che quindi le nostre scuole si trovano piene di gnomi sfaticati, pressati da un mondo che li vuole capaci e vincenti, ma consci dei propri limiti.

    Da qui l'importanza di riuscire a valorizzare "il merito di chi è consapevole di non avere la volontà di studiare" e dunque piantarla di considerare chi lavora da giovane oppure fa una scuola tecnica un "rifiuto della società" (uso le parole di Jacopo, che sono azzeccatissime)

    RispondiElimina
  3. Visto che i punti toccati sono davvero molti, mi soffermo solo su un piccolo paragrafo. Alessio, quando dici che nelle scuole superiori "gli insegnanti non possono prescindere dal livello dei propri studenti" cosa intendi? cioè, è secondo te una cosa giusta e necessaria? Io da ex frequentatore di un ISA (istituto statale d'arte) posso dirti che avrei pagato perchè qualche professore si alzasse e avesse il coraggio di andare un pò oltre a quello che il nostro livello teoricamente ci permetteva di fare. In prima superiore ho avuto un'insegnante di disegno geometrico che ci faceva sgobbare da matti e non si peritava a farci cazziatoni notevoli e darci voti strani. In fondo all'anno però non ha fatto le medie matematiche, ma ha valutatole nostre reazioni davanti ad una mole di lavoro cmq notevole, e ha messo dei voti ragionevoli e ponderati, oltre che ad averci insegnato molto. L'anno dopo ho avuto un professore svogliato, permissivo e con personalità scarsa, e il mio livello e quello della classe è sceso notevolmente! I professori dovrebbero puntare in alto, sempre, valutando poi la situazione in maniera comprensiva. Questo metodo avrebbe sicuramente riscontri positivi sia a livello di rendimento che di conoscenze, oltre che ad avviarti ad un metodo utile non solo nello studio ma anche nella vita.

    RispondiElimina
  4. Per rispondere a Mirko, a parer mio che gli insegnanti devono agire in funzione del livello della propria classe è un fatto.
    Se un insegnante davvero potesse sempre insegnare quello che c'è scritto nei programmi ufficiali al livello giusto sarebbe magnifico, purtroppo mi rendo conto che ci sono delle situazioni in cui, diciamola così, fare poche cose e ad un livello neanche tanto alto è meglio che far tante cose.
    Io ho frequentato un ITC e so bene che la maggior parte delle lacune degli studenti dipendono da loro stessi, e voglio dirti che, come te, anch'io ho sempre ben voluto (gli ultimi anni di scuola) professori seri e che pretendono, tuttora sostengo che siano quelli che insegnano di più.

    Supponiamo di trovarsi in questa situazione: un insegnante deve insegnare una materia dove le basi sono fondamentali (per esempio matematica) in una classe dove per anni hanno avuto un incompetente. Sarebbe la scelta migliore rispettare il programma?
    E' una situazione limite (ma neanche tanto, capita ciclicamente) ma è una situazione reale, con cui fare i conti.

    All'università questo non succede, ogni corso ha il suo programma indipendentemente da quanto svolto negli altri corsi.

    Spero di averti chiarito, ciao

    RispondiElimina
  5. Si si ho vissuto anche questo tuo ultimo esempio e posso assicurarti che c'è modo e modo per affrontarlo, ci son i professori che se ne fregano e tirano avanti il programma, ci son quelli che abbassano terribilmente il livello "raccontandoti" le cose tipo favoletta, e ci sono quelli che hanno la capacità di scegliere le cose più importanti e spiegarle bene, così che alla fine dell'anno tu magari sei ben lontano dal finire il programma però hai acquisito delle basi, seppur in ritardo.
    Capisco che non è facile essere insegnante, soprattutto alle superiori, però a volte ti viene da chiederti come sarebbe la scuola se tutti gli insegnanti ci mettessero la stessa volontà di altri.

    Detto questo condivido quello che dici :)

    Mirko

    RispondiElimina