lunedì 30 novembre 2009

Italiani nel mondo


Quanto è difficile l'integrazione?!Specialmente quando i numeri di immigrati presenti sul proprio territorio aumenta giorno dopo giorno, quando hai poco da offrire in termini di lavoro. Mai però parliamo della Nostra emigrazione: i numeri degli Italiani nel mondo possono ugualmente far riflettere. Il 19 novembre è stato presentato un rapporto con dei numeri precisi e significativi:
  • 3.915.767 Italiani residenti all'estero contro i 3.891.295 cittadini stranieri residenti in Italia.
Il numero delle partenze italiane è in continua crescita al contrario di quanto si possa pensare, con un ritmo inferiore rispetto al passato ma con un grado di preparazione culturale assai più elevato.
Sono i laureati ad andarsene, i ricercatori, i professori...di cui il 47,6% è una quota rosa.
La ripartizione continentale conferma il trend euro-americano, come i nostri antenati:
  • 55,8%: Europa
  • 38,8%: America
  • 3,2%: Oceania
  • 1,3%: Africa
  • 0,8% Asia
I primi tre paesi sono la Germania, l'Argentina e la Svizzera. Seguono Francia, Brasile, Belgio, Usa, Regno Unito, Canada e Australia.
Sono numeri che non ci toccano nella vita di tutti i giorni. Più della metà dei nostri connazionali sono emigrati all'estero e vi sono rimasti avendo trovato condizioni migliori.Altri vi sono nati e mantengono la nostra cittadinanaza. Purtroppo molto spesso si sentono anche svariate critiche da parte di Italiani che ormai vedono il loro Paese lontano e non recuperabile. Altri invece alla fine, dopo aver visto l'erba del vicino, ritornano per alimentare l'ormai mondiale luogo comune di "italiano mammone".
Potremmo quindi reagire pensando che rimanere in altri paesi significhi evitare di combattere le difficoltà interne e quindi non ascoltare le critiche esterne, oppure osservare da quali personalità arrivano certi "consigli" e aprire gli occhi.
Ognuno è libero di riflettere e prendere la propria posizione, l'unica cosa che oggettivamente deve essere rilevante è che una parte d'Italia ci sta sfuggendo di mano e non deve rimanere completamente una realtà lontana e distaccata.
Il presidente Napolitano ripeta molte volte: "Non dimentichiamoci di essere stati un Paese di Emigrazione", forse è anche il caso si domandi il motivo per cui continua a esserlo...

domenica 29 novembre 2009

Post.it: L'Italia del golf


L'Italia e' campione del mondo di Golf. In Cina i fratelli Edoardo e Francesco Molinari si sono aggiudicati la World Cup, superando Irlanda e Svezia con un colpo di vantaggio. Un anno straordinario per il golf italiano si e' concluso con una impresa straordinaria.

venerdì 27 novembre 2009

La povertà degli altri


A volte certi spunti di riflessione nascono dalla vita quotidiana, da una passeggiata, da un paesaggio...e proprio mentre cammini ti può capitare di assistere a scene di cui conosci l'esistenza, in cui sai bene di imbatterti facilmente, ma che ti lasciano comunque un vuoto dentro: vedere una giovane mamma con il suo bambino piccolo rovistare tra i rifiuti della spazzatura del supermercato non può lasciare indifferenti! Eppure sappiamo la gravità della situazione economica. La povertà è un problema serio,storico, ma quanto la percepiamo vicino a noi?
Ecco che nasce la volontà di informarsi, smettere di fare tante chiacchiere e capire che forse non si sta lavorando molto bene per migliorare la vita dei cittadini. Dai dati Istat distinguiamo tra:


  • Povertà relativa: la capacità di spesa inferiore a metà della capacità di spesa media italiana sta colpendo 8 milioni e 78 mila persone, il 13,6% della popolazione. L’11,3% delle famiglie dispongono, per i consumi e i servizi, di una somma inferiore ai 500 euro al mese.
  • Povertà assoluta: persone che subiscono una qualità di vita ‘al di sotto di un minimo accettabile’; colpisce 1 milione 126 mila famiglie, cioè 2 milioni 893 mila cittadini, equivalenti al 4,9% della popolazione.

Il fatto peggiore però è che c'è una buona percentuale di famiglie a rischio povertà, specialmente nel Mezzogiorno e nel numero sempre crescente di immigrati.
Non ci rendiamo nemmeno conto della grandezza di questi dati, ed ecco perchè certe immagini non le vogliamo accettare quando si presentano davanti.
Presa una minima coscienza del problema, si tratta di vedere quali provvedimenti utilizzare per migliorare, o meglio prevenire, la situazione, sfruttando al meglio i soldi destinati al benessere sociale.
Come sempre i soldi vengono messi a disposizione, ma non si sfruttano nella giusta direzione. Qualche esempio:
  1. Social Card: 40 euro in più al mese dopo aver ricevuto la certificazione di povero. Risultato: sono state erogate il 60% di carte in meno di quelle effettivamente richieste; la maggior parte non sono mai state ricaricate con conseguente imbarazzo per chi le esibiva; soldi a fondo perduto senza possibilità di sviluppo.
  2. Bonus per le famiglie: secondo una stima preliminare resa nota dal coordinamento della consulta nazionale dei CAF della CISL le domande raccolte ammonterebbero a circa 2,9 milioni, una cifra nettamente inferiore agli 8 milioni di aventi diritto ipotizzati dal Governo.
Insomma una marea di soldi buttati, un progetto fallito prima di nascere, una superficialità politica!
Attenzione, qui non si vuol parlare di come eliminare la povertà nel mondo, ma semplicemente della differenza tra semplice assistenzialismo e progetto politico-sociale!

"Per combattere la povertà serve per prima cosa la volontà politica di farlo, che finora è mancata” - questo è il messaggio inviato da Caritas e Fondazione Zancan.

Aiuti concreti come occupazione, tariffe degli asili più accessibili, diminuzione dei costi scolastici, formazione del Mezzogiorno... sono solo piccoli esempi per dare un futuro, nel far credere alle persone di poter contrastare con le proprie mani la situazione difficile che ogni giorno devono subire, senza fare del vergognoso pietismo e non creare dei presupposti per una vita dignitosa.Le persone hanno bisogno di speranza, di strumenti da utilizzare! Le persone in difficoltà chiedono aiuto, non pietà!
Ci sono uomini che ogni giorno lottano per questi progetti ma non vengono ascoltati per misteriosi motivi... si preferisce perseverare negli errori.
Un po' come andare nei paesi del 3° mondo, portare tante casse di bottiglie d'acqua senza spiegare come si fanno i pozzi, come crarsi le strutture... Dove andranno queste bottiglie d'acqua? Quante persone disseteranno?Quanto dureranno?E dopo?
Questo è ciò che in un Paese civile, nel 2009, i nostri economisti credono di fare, scontrandosi però con i fatti della realtà...
Conseguenza: visti gli scarsi risultati sembra che i fondi destinati alla povertà siano destinati a diminuire nei prossimi anni. Alla fine, finisce sempre in questo modo... non per niente spesso il Premier ribadisce che la crisi e la povertà non esistono...finchè si tratta della povertà degli altri!?

giovedì 26 novembre 2009

Post.it: l'universo è giovane e sano

Vi siete mai chiesti perchè il cielo di notte è così scuro? Sì d'accordo, ci sono le stelle ma perchè sono così poche? Infatti se l'universo fosse esistito da sempre, le stelle brillerebbero da sempre e quindi l'intero cielo sarebbe luminoso come il sole, poichè ogni nostro raggio visivo finirebbe su una di loro. Infatti sarebbe passato così tanto tempo che la luce di ogni possibile astro (infiniti appunto) sarebbe necessariamente arrivata ai nostri occhi.
Secondo la moderna cosmologia invece, le stelle non brillano da sempre ma al massimo da "soli" 13,7 miliardi di anni, la presunta età del nostro universo, e quindi la luce proveniente da innumerevoli astri lontani ancora ci deve raggiungere!

Per chi vuole tutta la storia...

martedì 24 novembre 2009

Dottorandi ladri




90 Università di Göttingen
Germania
91 Università di Birmingham UK
92 Università dell'Indiana
Bloomington
93 Università di Aarhus Danimarca
94 Università dell'Arizona
Tempe USA
95 Università della Virginia USA
96 Università di Friburgo Brisgovia Germania
97 Università di Lund Svezia
97 Università Rice USA
99 Università di Bonn Germania
99 Università di Sidney Australia

si riconoscono? sono tra le ultime 10 università che compaiono nella lista della Academic Ranking of World Universities, compilata dai ricercatori dell'Università Jiao Tong di Shanghai, dove gli istituti sono comparati e classificati secondo vari criteri numerici, fra cui le pubblicazioni su riviste scientifiche e Nobel attribuiti a ex allievi e personale corrente. Si può anche guardare tutta la lista ma dell'Italia non si vede neppure l'ombra.
La storia è vecchia, si sà, l'italia è indietro in tutto ciò che fa, non si farà certo un'eccezione per il mondo accademico. Tuttavia un intervista a Pierpaolo Degano, professore ordinario di informatica all'Università di Pisa e coordinatore dei dottorati in informatica, comparsa sulla rivista "Le scienze" in questo mese merita di essere riportata perchè in poche righe riassume decenni di storia universitaria italiana.

Che cosa se ne fa l'Italia di persone con una formazione universitaria superiore, come un dottorato di ricerca?
Se ne farebbe molto, perchè sono persone formate per innovare, curare progetti, pensare strategie. E se rimanessero nel nostro paese darebbero un forte contributo al suo sviluppo. [..]

D'accordo: diciamo che i neulauerati bussano alle porte delle università italiane entusiasti di fare il dottorato. Poi quando avranno finito che cosa faranno?
In effetti ecco il problema. L' università non è in grado di assorbirli. E l'industra fa fatica a capire che un dottore di ricerca ha una formazione superiore rispetto ad un laureato. (stime riportano che tra università e industria trovano lavoro il 5,5 % dei dottorandi). Però attenzione: un'indagine su i dottori che hanno conseguito il titolo tra il 2005 e il 2007 mostra che più del 90% dopo lavora. Poi. è vero, molti vanno all'estero.
Nel 1999 chiamammo un gruppo di esperti stranieri a valutare il nostro Dipartimento. ci fecero i complimenti, andò tutto bene, ma alla fine ci chiesero: "Perchè spendete tutti questi soldi per preparare dottori di ricerca che poi vengono da noi e arricchiscono i nostri paesi?"

E voi come avete risposto?
Allargando le braccia. [..]

Quanto costa un dottore di ricerca e che fa?
Si tratta di giovani sui 25 anni che devono seguire corsi e tenere esami. I corsi sono fatti per loro con docenti anche appositamente chiamati dall'estero. Poi i dottorandi cominciano a fare ricerca,: vanno ai congressi e trascorrono periodi all'estero, stabilendo contatti fondamentali.
tutto questo per 1000 euro al mese: compresi gli oneri sociali, fa 48.000 euro di borse di studio per tre anni. Più i corsi, i laboratori, i periodi all'estero fa 70.000 euro. L'autostrada Salerno-reggio Calabria costa 30 milioni di euro al chilometro.

Questo però è un periodo di grave difficoltà. Possiamo dirci che non si taglia sul futuro, ma molti fanno fatica anche a vedere un presente.
Per carità, certo. Siamo tutti pronti a fare sacrifici. Ma è una questione di strategie. Dopo la riunificazione tedesca, nella Germania dell'Est c'è stato un aumento importante della disoccupazione, tutto a carico dei cinquantenni: si è scelto di salvare i trentenni.
Invece nelle nostre università ci sono gli anziani, superprotetti e i trentenni, protetti da nessuno. sarei felice se i nostri figli avessero le oppurtunità che abbiamo avuto noi, a costo di non vedere più crescere il mio stipendio. Si chiama "futuro" e "bene comune". Perchè proprio in un momento di crisi c'è bisogno di formare persone capacidi gestire l'innovazione. E con tutto l'affetto, non possono essere i Cipputi.

La strategia dei governi sembra chiara: non sappiamo come assorbire queste persone perchè le università sono un colabrodo di fondi e stiamo pagando gli effetti devastanti di decenni di clientelismi e incopentenza amministrativa? L'industria italiana è principalmente di natura commerciale o finanziaria senza contare poi la massa di industrie manifatturiere che poco son disposte a spendere in ricerca e sviluppo? Beh allora non resta che tagliare, permettere a meno persone di usufruire di questo diritto, senza così rischiare di non perdere altro denaro invano.

Ecco qua un piccolo conto trovato su un blog :

Immaginiamo per assurdo che -nell'anno 2006- un bambino completi l’intero ciclo di studi: calcolo al limite dell’impossibile, ma che può certamente dare un’idea di quanto spenderemmo per formarlo, dalla scuola primaria fino alla laurea (restringiamo per comodità il calcolo a questi gradi di studio).

Allora: 7716 dollari moltiplicati per i cinque anni della scuola primaria, fanno 38.580 dollari.

Gli 8527 dollari della scuola secondaria inferiore, moltiplicati per tre anni, fanno 25.581 dollari.

Gli 8474 dollari della scuola secondaria superiore, moltiplicati per cinque anni, fanno 42.730 dollari.

Infine, ipotizzando una laurea di cinque anni, aggiungiamo altri 8725 dollari per anno: fanno 43.625 dollari.

Ora sommiamo: 150.516 dollari = euro 101.282 (al cambio corrente).

L’Italia butta dunque letteralmente dalla finestra oltre 100mila euro per ciascun giovane professionista che lascia questo Paese. Non male: se -come pare- nel 2007 ben 11.700 laureati hanno preso la via dell’estero (nella maggior parte dei casi per non tornare più indietro), la perdita economica, solo per quell'anno, è stata -a spanne- di 1.761.037.200 dollari, all’incirca 1.184.999.400 euro.
Avete letto bene: UN MILIARDO SETTECENTOSESSANTUNO MILIONI TRENTASETTEMILA E DUECENTO DOLLARI. BUTTATI.
(altro che evasori fiscali!! :) )
E allora di fronte a queste cifre la strategia governativa sembra la migliore.
O no?

"......Si chiama "futuro" e "bene comune". Perchè proprio in un momento di crisi c'è bisogno di formare persone capacidi gestire l'innovazione. E con tutto l'affetto, non possono essere i Cipputi........."

lunedì 23 novembre 2009

Ikea: un caso difficile.


Attenzione: questo post non vi chiarirà le idee.

Giorni fa mi son detto "Perchè non scrivere un post sull' Ikea? Ho già letto qualcosa, mi cerco tre-quattro fonti attendibili che così mi chiarisco un pò le idee, e vedo cosa riesco a trarne!"

Bene, il risultato è solo una grande confusione. L'Ikea è una della più grandi multinazionali al mondo, il suo catalogo è il terzo "libro" più letto al mondo, dopo la Bibbia e Harry Potter, i suoi mobili sono nelle case di milioni di persone, operai, calciatori e designer, è vista di buon occhio anche da una grande fetta di quel pubblico "di sinistra" tendenzialmente contro multinazionali e derivati. Fa dei buoni mobili, attua grandi politiche ambientali e si sforza di cercare nuove idee per ridurre imballaggi, materiali usati, utilizzo di viti e assemblaggi vari. Mobili facilmente montabili (e smontabili) che il cliente si porta a casa direttamente. Insomma, chi non amerebbe un'azienda così?

E invece di lati oscuri ce ne sono molti. Alcuni molto discutibili, altri meno. La questione più scottante riguarda come l'azienda si pone davanti ai suoi dipendenti. Sfruttati, sotto pagati, affrontano mensilmente straordinari obbligati, poi c'è il lavoro minorile, l' assenza di sindacati ecc..
Ovviamente in ogni nazione si hanno problemi diversi, ma comunque il dipendente Ikea, quello che trovate nei negozi, sembra proprio che non se la passi bene.

E quindi? Dov'è finita tutta l'etica? Un mondo migliore, una vita migliore..
ma comunque, parliamoci chiaro, tutto prevedibile. Un baco, un grosso baco, da qualche parte doveva esserci.
Non sono solo queste le critiche che gli vengono mosse però..

La sua struttura organizzativa e giuridica, per esempio. L' Ikea è un' azienda non quotata in borsa (non è obbligata a pubblicare i suoi bilanci), ha la sua vera sede in Olanda, gode quindi di grandi agevolazioni fiscali, e rende tutto legale tramite una serie complicatissima di passaggi e cavilli (leggete questo articolo di Altreconomia)

Ulteriore critica, forse la più forte in assoluto, è fatta al "sistema ikea", quella presunta follia consumistica e omologatrice di cui Ikea sarebbe il simbolo. Tutti i mobili uguali, tanti oggettini inutili da poter comprare, insomma ci renderebbe dei fantocci schiavi di desideri materiali.
Parliamoci chiaro, di chi è colpa? Del sistema che ci obbliga, o di noi che compriamo compriamo compriamo? Ikea, al di là di tutto, fa un buon mobilio, con idee spesso veramente carine ed utili, ad un prezzo accessibile ad un numero vastissimo di persone. Omologazione o scelta? Nessuno ci obbliga a comprare ogni puttanata presente in negozio, e personalmente non mi sento una vuota entità vittima della postmodernità a comprare la libreria Billy.

Come concludere questo post? Non so, questa azienda ormai non tanto svedese, non più etica, ma comunque conveniente, funzionale e attenta all' ambiente, mi ha messo in confusione.. che fare? Tutto questo a mio avviso dimostra che oggi, in questa società, il "bene" e il "male" spesso veramente si fondono, e che risulta difficile portare avanti un pensiero, una etica. E' finita da anni l'età delle ideologie, oggi dobbiamo scontrarci con realtà complesse, articolate e non facilmente riassumibili, come questo post, pieno (di dubbi) e vuoto (di certezze).

Alcuni link (consigliata la visione)


Mirko

domenica 22 novembre 2009

Post.it: CyberCarpet, una palestra alternativa


Per chi non avesse idea di dove andremo a parare con la tecnologia, è nata una nuova idea di Tapis Roulant hi-tech, il CyberCarpet, destinato a rivoluzionare il suo noioso antenato. Si tratta di un piccolo pavimento su cui il cliente farà attività fisica: sono forza e accelerazione di chi vi cammina sopra a determinarne velocità e direzione. Immaginate quindi di allenarvi su un tapis roulant che non vi faccia annoiare, con l'aiuto di un casco multimediale che vi farà immedesimare in paesaggi virtuali che solo possiamo sognare come prati, colline, ruscelli ecc.... Un aiuto per muoversi con più serenità e libertà "mentale".

venerdì 20 novembre 2009

Mafiosi di Stato


C'è stato molto rumore, seguito da altrettanto silenzio intervallato da quella superficialità e criticità tipica italiana quando alcune persone si evidenziano particolarmente: è il caso di Luigi De Magistris. Ha intrapreso la carriera di magistrato nel 1995 e dal 1998 al 2002 è stato magistrato presso la Procura della Repubblica di Napoli per poi passare come Sostituto Procuratore della Repubblica al Tribunale di Catanzaro.
Non ripercorriamo nè tantomento lodiamo la vita di quest'uomo, ma fermiamoci a riflettere sui fatti oggettivi.Le sue inchieste più importanti sono state:
  • Poseidon: presunto uso illecito di denaro pubblico legato agli aiuti comunitari per 200 milioni di euro.
  • Sbp:contributi europei chiesti per l'avvio di una attività imprenditoriale in Calabria che avrebbe dovuto creare occupazione per 40 persone.
  • Why Not: presunta loggia massonica coperta, che avrebbe influito sulle scelte di amministrazioni pubbliche per l'utilizzo di finanziamenti e l'assegnazione di appalti.
  • Toghe Lucane:"comitato d'affari" comprendente politici, magistrati, avvocati, imprenditori e funzionari avrebbe gestito grosse operazioni economiche in Basilicata.
In un Paese civile, tali inchieste avrebbero gridato allo scandalo, in Italia si è gridato allo scandalo per averle messe in piedi... Ed ecco come saprete che tali indagini sono state tolte dalle mani di De Magistris e poi infangate con l'implacabile passare del tempo: era il 21 settembre 2007, quando il ministro della Giustizia Clemente Mastella (per una volta non è Berlusconi) chiese al CSM il trasferimento cautelare di De Magistris e del procuratore capo Mariano Lombardi. Stupendo: te accusi me quindi io abuso del mio potere. Ma il punto è un altro: da quel momento se vi ricordate il tema centrale non fu più l'accusa, ma la classica "solidarietà" popolare, che poi pian piano degenera in critica. Sono i casi di Beppe Grillo, di Di Pietro e molti altri, applauditi nelle piazze e criticati quando raccolgono firme, quando occorre prendere una posizione. Populisti, qualunquisti, volgari... Ma cosa dicono?BOH!
Rimanendo in tema però vorrei sottolineare il fatto di chi fossero gli indagati nelle inchieste di De Magistris. Mastella infatti è solo uno dei tanti, poichè si elencano esponenti di Sinistra, di Forza Italia, dell'UDC...per non parlare di magistrati o avvocati diciamo non eticamente valorosi. Insomma una bella fetta del cuore del nostro Paese (poi ci si chiede il perchè del malessere...) Proprio per questo motivo alla fine De Magistris è stato lasciato solo: la mia paura è che si pensi ogni volta che se qualcuno critica o accusa una grande fetta della realtà, vuol dire automaticamente che c'è dietro una mania di protagonismo oppure delle azioni illecite! Ma sarà sempre così?
Non è che quest'uomo è stato allontanato dal suo lavoro punto e basta?!
Ma non è finita qui....anzi il bello arriva sempre dopo: poichè non può più seguire la sua passione di magistrato, De Magistris si è candidato per l'Italia dei Valori e dal 2009 è presidente della commissione del Parlamento Europeo preposta al controllo del bilancio comunitario con un numero strabiliante di voti. Sapete che non va bene nemmeno questo?! Avrebbe usato la sua fama per far carriera politica! Non esiste la politica, ormai esiste nella mente collettiva solo la "carriera politica"...
Non commento dallo sconforto lasciando a voi il "dovere" di farlo magari leggendo i motivi delle scelte di De Magistris sul suo blog e sulla lettera inviata al Presidente Napolitano, in cui spiega il suo punto di vista sui "mafiosi di Stato". Una mafia interna che si deve combattere, poggiandosi sulle parole dell'ormai ex magistrato: " Proviamo a dimostrare - con umiltà, ma con grande coraggio e determinazione, nonché con straordinaria forza di volontà - che la Storia siamo noi."

giovedì 19 novembre 2009

Post.it: i grandi perchè dei bambini

Uno dei più grandi interrogativi dell'uomo è come la vita sia nata e come si sia quindi sviluppata sulla terra. Il problema è immenso in quanto già difficilmente si riesce a definire con certezza che cosa sia vita e che cosa non lo sia.
Negli anni '50 gli scienziati L. Miller e H.C. Urey con degli appositi esperimenti, dimostrarono che sotto certe condizioni ambientali plausibili per la terra di 3,7 miliardi di anni fa si potevano generare spontaneamente degli amminoacidi, i mattoncini Lego delle proteine, a loro volta i mattoncini Playmobil di tutta la vita. Ma dagli amminoacidi alle proteine c'è una bella strada.
Le teorie sono molte e quella più in voga vede come il primo componente l'RNA ovvero la fotocopia "brutta" del DNA che viene utilizzato dalle cellule come pennetta USB per trasportare le informazioni del DNA. Alcuni nuovi esperimenti hanno infatti dimostrato come sia possibile che questo composto possa esser nato da alcuni elementi presenti sulla terra e come sia potuto entrare in delle membrane lipidiche, una specie di gocciolone d'olio, a formare delle proto-cellule.
L'obiettivo ora è quello di ricreare in laboratorio degli organismi autoreplicanti, cercando così di riprodurre il film della vita dai suoi primi fotogrammi.

mercoledì 18 novembre 2009

L'insostenibile leggerezza del male



Come per tutti i capitoli bui di storia, piano piano riaffiorano fatti e personaggi da film Horror. È il caso di Radovan Karadžić, divenuto leader della Repubblica Serba (Republika Srpska) nel Maggio 1992 e ricercato dal 1996 al 2008 per crimini di guerra compiuti nel periodo '92-'95

Un po' di storia: nel 1991 inziò il disfacimento della Juguslavia, una repubblica socialista che per circa 40 anni aveva tenuto insieme le attuali nazioni di Serbia, Croazia, Bosnia, Montenegro, Macedonia e Slovenia. La saggia e populista mano del generale Tito era riuscita a tenere assieme popoli e culture diametralmente opposte che tuttavia per secoli si erano sia combattute che rispettate con proficua convivenza. Morto Tito nel 1980, disastrosi rimpasti di governo fecero salire di anno in anno le tensioni fino allo miccia finale: la dichiarazione di indipendenza della Croazia nel 1991. In Bosnia, dove da sempre convivevano serbi-croati di religione ortodossa e bosniaci e croato-bosniaci musulmani, sull'onda di un nuovo inaudito nazionalismo, il 3 marzo del 1992 fu indetto un referendum, a cui parteciparono solo i croato-bosniaci e i bosniaci musulmani (mentre fu boicottato dai Serbi di Bosnia), che sancì l'indipendenza della Boscnia Erzegovina dalla Repubblica dalla Jugoslavia, ormai formata solo da Serbia e Montenegro. Il 6 aprile 1992, la Bosnia Erzegovina venne riconosciuta dall'ONU come uno stato indipendente e sovrano. I Serbi di Bosnia non riconobbero il nuovo stato e proclamarono la nascita nei territori a prevalenza serba della Repubblica Serba (Republika Srpska), di cui Karadžić divenne il presidente. Iniziò così una delle più sanguinose e caotiche guerre dell' era moderna.

Durante la guerra Karadžić si è macchiato di qualche crimine: genocidio, crimini contro l'umanità, violazione delle leggi e delle usanze di guerra e gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra. Deve rispondere in particolare di undici imputazioni, che comprendono quella di genocidio per il massacro di Srebrenica (una delle pagine più nere della storia europea) avvenuto nel luglio 1995, e quella di aver inflitto il terrore nei confronti dei civili per l'assedio e bombardamento di Sarajevo. Nell'atto di accusa vengono anche ricordati i campi di concentramento serbo bosniaci, tra cui Omarska e Keraterm, della cui conduzione Karadžić è considerato responsabile, e il rapimento di 284 caschi blu utilizzati come scudi umani nel maggio e giugno del 1995.

Latitante da 13 anni, Karadžić aveva assunto negli ultimi tempi una falsa identità (l’esperto in medicina alternativa Dragan Dabić) e si era fatto volontariamente crescere capelli e barba in maniera disordinata. Lavorava come medico in un ambulatorio privato alla periferia di Belgrado, dove nessuno aveva sospettato la sua reale identità, né che la sua specializzazione fosse fasulla.

Fermato dalle forze di sicurezza serbe venerdì 18 luglio 2008 mentre viaggiava tranquillamente su un autobus, è stato immediatamente tradotto in carcere, consegnato alle autorità del Tribunale Penale Internazionale e sottoposto ad un primo interrogatorio. L’avvocato di Karadžić, Svetozar Vujakić, ha dichiarato che il suo assistito ha definito l’interrogatorio una «farsa» .

Da quando si trova all'Aja, Karadžić ha adottato la “strategia della lumaca”:
alla seconda udienza preliminare in vista del processo si è rifiutato di esprimersi in merito a ciascuno degli 11 capi di imputazione contro a suo carico. "Non mi dichiarerò in linea con la mia posizione nei confronti di questa corte", ha detto in merito alla prima accusa, quella di genocidio, riferendosi alla sua sfida alla legittimità del tribunale. Iain Bonomy, il presidente della corte, gli ha chiesto se questa posizione si riferisse a tutti i capi d'accusa, ottenendo come risposta da Karadzic un fermo e risoluto: "Assolutamente sì". La corte ha quindi dedotto che l’intenzione di Karadzic è di dichiararsi non colpevole.
“È evidente che Karadzic cercherà di rimandare l'inizio del processo e di utilizzare il tribunale come tribuna e megafono per rendere pubblico il suo punto di vista sul conflitto”, ha pronosticato Andre de Hoogh, professore di legge all'università di Groningen. Allo stesso tempo, i giudici delle Nazioni Unite cercheranno di velocizzare le operazioni per evitare che accada quello che è accaduto nel processo a Milosevic, durato quattro anni, con 300 testimoni, per poi concludersi con la morte dell'imputato nel 2006, a processo ancora aperto.

L’ex presidente dei serbo bosniaci ha inoltre deciso di difendersi da solo. Carla Del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale, ha messo in guardia contro i rischi legati al consentire il ricorso all'autodifesa: “Il principio della difesa svolta personalmente dall’imputato offre un’opportunità troppo vasta di trasformare il banco degli accusati in un pulpito per comizi, e il processo in un circo politico”.

Il processo a Radovan Karadžić potrebbe durare anche cinque o dieci anni, ma il Tribunale dell’Aja non ha tutto questo tempo. Vi regna infatti un clima generale di incertezza sul futuro visto che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha fondato per i crimini in ex-yugoslavia l'ICTY (Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia), ha deciso che il Tribunale deve chiudere entro il 2012.

Rischia così di infangarsi sempre di più il processo ad uno spietato Hitler dei giorni nostri, che dalla sua sedia continua a farsi beffe di tutti coloro che hanno perduto qualche caro tra quelle migliaia di vittime che la sua folle volontà ha prodotto. Vittime che continua a negare e ridicolizzare con ironico cinismo, a tal punto da definire “esagerato” chi gli ricoda quei 7.800 caduti di Srebrenica.

martedì 17 novembre 2009

Risolvere problemi con creatività.


Steve Jobs, Ceo (chief executive officier, ovvero amministratore delegato) della Apple, è stato eletto dalla rivista Fortune il Ceo del decennio. Vi consiglio quindi di leggere e magari anche analizzare la vita e le scelte di colui che ha fondato (con Steve Wozniak) e portato al successo una azienda il cui valore oggi è di 170 miliardi di dollari, che non sente la crisi ma anzi, aumenta di fatturato ogni semestre.
Premetto che questo articolo non vuol assolutamente essere di elogio alla casa di Cupertino, ma vuol solo essere uno spunto di riflessione su come sia possibile affrontare situazioni difficili con intelligenza e creatività.

Prendiamo ad esempio un preciso momento della storia Apple: il rientro in gioco di Jobs dopo 12 anni di allontanamento da essa.

Situazione:
- Apple in gravissima crisi, scarse vendite, scarsa innovazione, clientela di nicchia;
- La NeXT, casa di computer fondata da Jobs dopo la dipartita da Apple, è anch'essa in crisi, ma ha alle spalle la creazione di un ottimo sistema operativo penalizzato dai costi troppo alti.

Cos'è accaduto? Apple si è rivolta a Jobs, il quale le ha proposto di acquistare la NeXT e di utilizzare il suo sistema operativo come base per i successivi di Apple.
Tutto questo accade nel 1996. Nel 1998 viene lanciato l'iMac, computer all-in-one di grandissimo successo commerciale, che permette quindi di avere i finanziamenti necessari per completare il nuovo sistema operativo Apple, il Mac OS X, uscito nel 2001. Da quel momento Apple non ha conosciuto più crisi.

La capacità di Steve Jobs di circondarsi di persone creative, di farle ben collaborare ad un progetto a lungo termine, è quindi forse la sua caratteristica più vincenti. Sfruttare la comunicazione, la capacità di saper leggere il proprio tempo, e di saper imporre una propria idea di prodotto, sono altre innegabili caratteristiche che contraddistinguono Jobs.

Come comportarsi davanti a un ostacolo? Alla fine sta tutto li, prendere atto di un problema, distruggere preconcetti e logiche comuni per superarlo, per innovare. Certo, non va sempre bene, alla fine il mondo degli affari non è certo così semplice (e pulito), ma credo che l'aneddoto qui raccontato possa farci ragionare su come noi, davanti alle difficoltà, si possa reagire, ma anche come oggi le aziende, le nazioni, provano a far fronte a questa crisi.
Questo sistema economico ha dimostrato più volte di essere vicino al collasso, c'è quindi bisogno di intelligenza, ma diciamo pure, di creatività, per poter andare oltre alle regole, e di stabilirne di nuove.

Mirko


sabato 14 novembre 2009

Post.it: la nuova rubrica di maidirefine

Maidirefine nasce con lo scopo di cercare di trattare tutto ciò di cui su i "megaschermi" non si parla. Ebbene oltre alla politica e alla società riteniamo che nell'informazione che ci arriva vi siano anche molti buchi riguardo a Scienza, Arte e Sport. Per questo da oggi maidirefine avrà, oltre ai soliti post, dei piccoli post-it che tratteranno di questi tre temi con piccole curiosità o importanti novità.
Tutti i post.it saranno caratterizzati da un colore a seconda della loro area tematica (verde scienza, arancione arte e celeste sport) come nell'immagine qui accanto.

A presto!

venerdì 13 novembre 2009

Una banda...corta...


Immagino tutti sappiate cosa sia la banda larga. In pratica è la tecnologia che vi consente di navigare in Internet ad alta velocità.
Ricordate la connessione a 56k?Quella che faceva quei simpatici suoni che tutti noi ci siamo divertiti a riprodurre? E la lentezza con cui si cambiava pagina? Quante ore passate davanti alla solita immagine con la barra di caricamento che sembrava andava in ferie...
Vi chiedo: tornereste mai in quelle condizioni?Sapreste vivere ora senza un uso libero e continuo della Rete?
Io personalmente credo nell'importanza di Internet, nell'informazione libera e capillare,in un continuo legame uomo-tecnologia. Ma sapete che buona parte dell'Italia non può usufruire di banda larga?! Alcuni continuano a vedere il servizio Adsl col binocolo....nel 2009!
Alcuni studi statistici hanno notato che il 39% dei cittadini non hanno Internet veloce. Attenzione: non significa che queste persone non navigano, ma che non possono proprio usufruire fisicamente di questa tecnologia che molti di noi ormai hanno nel proprio DNA.
Siamo agli ultimi posti europei, dietro Spagna e Slovenia, a un soffio dal Portogallo.
Si pensava di colmare questo gap con l'Europa entro il 2012, ma ci sono dei fattori che rallentano decismente il processo (in Italia non è una novità...):
  • Mancanza di fondi: è la prima causa poichè la fibra ottica ha un costo, non tanto nel materiale, quanto nella stesura sul territorio.
  • Resistenza psicologica: Il cittadino italiano non pensa minimente a esigere tale servizio (scontato per gli altri paesi), sommerso da mille altri problemi (che magari potrebbero esser risolti proprio dalle Information and Communication Technology). Allo stesso tempo il politico medio non sa nemmeno navigare su Internet, viaggiando sempre con giornale e pallottoliere...
  • Problema territoriale: l'Italia non è tutta pianeggiante, e portare la banda larga ovunque non è cosa semplice. Questo però è secondario dato che ancora molti luoghi della Pianura Padana per esempio sono a disagio.
  • Sottovalutazione del problema: si parla molto, ma quando si deve migliorare lo stile di vita del cittadino con importanti interventi si tende a tirarsi indietro per un istinto conservatorista!
Non sarà un problema di facile soluzione. Sembra un problema secondario, ma siamo sicuri? Non farebbe comodo una vera informatizzazione delle scuole, della sanità, dei servizi pubblici, degli impeghi statali?
Ricordo che per un passaporto nel 2009 si deve ancora aspettare un mese...
C'è ancora una percentuale bassa di pc in famiglia (meglio non parlare del Mezzogiorno), e le previsioni non sono rosee (statistiche di Between) seppur i prezzi siano competitivi.
E pensare che si dovrebbe andare verso una rete totale, libera, gratuita e senza fili....
Quando bisogna cambiare la mentalità si va incontro a un processo lungo e difficile. L'unica speranza sono le nuove generazioni di civili e di politici, sempre che Internet non sia affiancato solo all'immagine di Facebook, perchè altrimenti non ne vale davvero la pena!

mercoledì 11 novembre 2009

Una delle tante leggi passate di moda


La tortura diventa reato anche in Italia. Da Montecitorio via libera alla legge.
Modifica al codice penale in base a un accordo bipartisan Pene da 3 a 12 anni di carcere. Ora il provvedimento al Senato

Vi chiederete...davvero? Non lo sapevo..... No infatti questo è un titolo di un articolo di republica on line del lontano 13 Dicembre 2006. (quanti governi sono passati? Bei tempi.... :) ). Se invece ne prendiamo uno un pochino più recente:

PACCHETTO SICUREZZA 2’, NON PASSA EMENDAMENTO CHE INTRODUCEVA IL REATO DI TORTURA NEL NOSTRO CODICE PENALE (6 Febbraio 2009).

È incredibile la capacità delle leggi italiane di rimanere infangate, di imprigliarsi in quel caos fatto di nuovi e vecchi governi, nuovi e vecchi emendamenti. Già mi immagino il parlamentare medio al suo collega “ah già poi c'è quella cosa sulla tortura....” “ah si si....dai dai poi ci pensiamo”.
In realtà le cose sono un po' più serie visto che la Convenzione ONU approvata dall'Assemblea generale dell’ONU il 10 dicembre 1984 e ratificata dall'Italia il 3 novembre 1988 definisce il crimine della tortura e prevede che ogni Stato parte faccia in modo che tutti gli atti di tortura vengano considerati quali trasgressioni nei confronti del proprio diritto penale.

L' articolo 1 recita così:
si definisce tale fenomeno criminale (tortura), come " qualsiasi atto con il quale sono inflitti ad una persona dolore o sofferenze acute, fisiche, o psichiche, allo scopo di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidirla od esercitare pressioni su di lei o di intimidire od esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su qualunque forma di intimidazione basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitti da un funzionario pubblico o da qualsiasi altra persona che agisca a titolo ufficiale, o sotto sua istigazione, oppure con il consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze derivanti unicamente da sanzioni legittime, ad esse inerenti o da esse provocate".

I fatti accaduti nella Caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova nel 2001 ad esempio sono riconducibili al concetto di tortura e di trattamenti degradanti contro la persona umana. La mancanza nell'ordinamento italiano di una norma specifica sul reato di tortura, rende tuttavia in queste situazioni il sistema penale quasi del tutto inefficace. Infatti, oltre alle violenze fisiche, che troverebbero in qualche modo tutela (reato di violenza, maltrattamento, violenza privata) sono state perpetrate ai danni degli arrestati, violenze psicologiche: "torture psicologiche", come gli insulti di tipo razzista ( "ebrei comunisti di merda") o il caso di una ragazza, ripetutamente " insultata con epiteti volgari e sconci, le ispezioni corporee alla presenza indistinta di uomini e donne. Tutto questo con il simpatico sottofondo delle urla degli altri detenuti, provenienti dalle altre celle, unite alle grida dei poliziotti. Inoltre, "minacce di tortura", insieme alle minacce di stupro o, addirittura, di morte. Ebbene Tutti questi comportamenti non sono suscettibili di punizione, mancando una specifica legislazione per la repressione degli atti di tortura.

Il problema si ripropone oggi più vivo che mai con il caso di Stefano Cucchi che in verità non è che una piccolissima punta di Iceberg :
secondo un intervista di Federico Tagliacozzo, innumerevoli sono i suicidi, i morti per overdose o per cause “non chiare”. Secondo un rapporto redatto da Ristretti orizzonti, centro documentale che raccoglie dati sulle carceri italiane, negli ultimi 10 anni sono morti più di 1.500 detenuti, di cui oltre un terzo per suicidio. Nel dato parziale del 2009 il numero dei morti è stato di 148, di cui 61 suicidi. Lo scorso anno i morti erano stati 142, l’anno prima 123.

Il problema dell' abuso di potere da parte dei funzionali statali e della condizione dei carcerati non è un "tema di punta" ma è piuttosto un urlo soffocato, il grido di tutto ciò che la società rilega in un cassetto sperando di averne a che fare il meno possibile. Un urlo che si fa sentire con tutta la sua violenza, senza che le cose siano sostanzialmente cambiate negli ultimi anni. (vedi anche il post “Due pesi, due misure” sul caso del tunisino Mbarka Sami ben Garci morto in carcere per sciopero della fame, senza che gli sia stata l'assistenza necessaria)


un buon link sulla situazione delle carceri in italia e non solo:
inviato speciale

lunedì 9 novembre 2009

La tecnologia al servizio dell'uomo..?


In questi giorni mi è capitato di sentire al telegiornale (Rai), per ben due volte, notizie riguardanti l'auto elettrica. Proprio lei, quel manufatto tecnologico a nostro avviso irrealizzabile, una cosa simpatica ma non certamente il futuro dell'auto. Problemi di autonomia, di costi, di distribuzione, insomma, è da tanto che se ne parla, ma siam tutti consapevoli che i nostri figli avranno macchine con il motore a scoppio (anche se ultimamente son risorte voci ottimistiche, ma è tutto da vedere).
I servizi che mi è capitato di sentire però utilizzavano date assai strane..1912.. ehm, come? Cercando un pò in rete ho scoperto che l'auto elettrica nasce tra il 1832 e il1839, e che il primo veicolo a superare i 100 km/h (1899) era elettrico. Nel 1912 gli Stati uniti contavano 20.000 automobili (con velocità media di 32 km/h) e 10.000 autobus e camion elettrici (Encarta 2008). Insomma, non male. Tutto questo è finito nella seconda metà degli anni '30, quando i veicoli a matore a scoppio hanno soppiantato quelli elettrici.

Sono molte le riflessioni che possono venir fuori da questi dati.. come sarebbe oggi il mondo se avessero continuato a sviluppare il motore elettrico? Quali le cause della vittoria del motore a benzina? Le risposte son quasi banali, ma ciò che a mio avviso è interessante è invece soffermarsi a pensare su come gli investimenti tecnologici possono influenzare il nostro futuro. Se si fossero continuate politiche di investimento sulle fibre ottiche iniziate negli anni '90, oggi potremo sfruttare tutte le potenzilità di internet, da youtube alle videoconferenze, grazie ad una banda larga economica ed efficente.
Quanti gli investimenti che sono fatti per il bene della comunità, e quanti per quello dell'economia? Siamo sicuri che i cambiamente tecnologici che ci propongono siano quelli giusti? Il digitale terrestre migliorerà la televisone (e l'informazione)? Iniziare oggi un investimento sul nucleare, in un paese come l'Italia, è una scelta saggia o già vecchia?
Meditiamo...

Mirko

venerdì 6 novembre 2009

La Grande Muraglia Digitale


Guardare la trave nell'occhio di un altro piuttosto che la pagliuzza nel proprio è un errore che fin dall'antichità ha caratterizzato l'uomo.
A volte però occorre guardare nel giardino del vicino e vedere che non tutto ciò che è al di fuori di noi è oro che brilla...
Fino a poco tempo fa pensavo che la Rete fosse un mezzo molto difficile da controllare, dove la Libertà dell'uomo, di opinione e di pensiero fosse al di sopra di tutto. La possibilità di informarsi, di creare una coscienza personale, dovrebbero essere diritti indiscutibili. In Italia si è cercato tante volte di soffocare la voce di Internet, invano, in Cina (e non solo purtroppo), ci si è riusciti.
Come? Avete presente l'importanza che ha Google (e i motori di ricerca in generale) nella vostra navigazione?Bè..se siete qui a leggere questo post probabilmente site passati nella pagina di Google o gli avete chiesto di cercare questo sito.
Bene un Cinese non lo può fare, a meno che non si ingegni un po.... La repubblica popolare della Cina ha trovato un accordo con Google per mettere dei filtri alle parole da cercare: in pratica non potreste navigare in siti che trattano di Libertà, di sesso, di Tibet, critica comunista, o di altri temi reputati non consoni dal governo locale. Un ragazzo cinese in piena pubertà non può nemmeno diventare cieco davanti allo schermo....
E google ha accettato tali condizioni?! C'è da sapere che le ricerche nella Rete sono tanto più veloci e possibili, quanto i server che ci danno la possibilità di navigare sono "vicini" a noi. Il governo cinese, nega il proprio terreno se non si sta alle regole del Partito. Google quindi si è giustificato nel seguente modo:

«Rimuovere i risultati delle ricerche non è coerente con la missione di Google. Ma non dare alcuna informazione (o mettere a disposizione un servizio scadente) lo è ancora meno».

Una giustificazione opinabile, spinta sicuramente dall'interesse economico, ma non siamo qui a giudicare il comportamente di un ente commerciale. che tra l'altro non è il solo a essere censurato, ma si deve riflettere sulle condizioni a cui il popolo cinese deve sottostare.Un sistema più volte denunciato come Amnesty International e Peace Reporters.
Tuttavia, la mia convinzione che la Rete, la "nostra Rete", non si possa controllare, non è del tutto insensata, infatti basta raggirare la censura per arrivare alle informazioni, come delle parole inglesi, testate giornalistiche straniere, software anti-firewall ecc...
Ma è giusto tutto questo?Bisogna dover lottare per sapere cosa combina il mio Paese? Forse se i cittadini tedeschi degli anni '40 avessero saputo cosa stava succedendo a due passi da casa....forse se i cittadini Italiani sapessero come vengono rappresentati...
La religione è l'oppio del popolo, ma anche l'ignoranza e la disinformazione non scherza...
Una dittatura popolare che fa paura alle soglie del 2010, che ci deve far tenere gli occhi ben aperti!!!

Consiglio la lettura dell'articolo su Corriere della sera e del Punto Informatico

mercoledì 4 novembre 2009

Obama (quasi) alla fine del primo tempo



Un anno fa, precisamente nella notte tra il 4 e il 5 novembre, il mondo inziava una nuova era, (o almeno così appariva agli occhi di molti sognatori, me compreso) : veniva eletto Barack Obama, primo presidente afroamericano con le idee più liberali che gli US avessero mai partorito. In quei giorni tutti i media salutavano festosi il nuovo presidente assicurando tutti i lettori che sarebbe stato il più grande presidente americano della storia. E oggi?
Se passiamo in rassegna Internet vediamo che molte adesso sono le voci contro, un po' disilluse, un po' confuse. Soprattutto si cerca di interpretare il sentimento del popolo americano, che, come sappiamo, spesso gioca brutti scherzi. Obama si è giocato questo anno di presidenza su quattro grandi manovre:
Il salvataggio della economia americana: Obama ha varato 200 miliardi di dollari per spese interne (trasporti, educazione, energia ecc..) cercando così di far passari i soldi dallo stato ai cittadini. I risultati sono stati abbastanza buoni in quanto la disoccupazione è arrivata “solo” al 9%. Ma si sa che l'elettorato vede solamente un problema non completamente risolto piuttosto che un rischio completamente scongiurato.
Il salvataggio delle banche: gli interventi più concreti, fin qui, sono quelli che hanno consentito alle banche di ricominciare a funzionare senza essere soffocate dal peso dei cattivi investimenti fatti. Sono stati inviati aiuti alle famiglie che acquistano per la prima volta una casa e si è salvato (tipo FIAT) General Motors e Chrysler. In tutti questi campi Obama tuttavia non si piò dire che ha concluso: le Case di Detroit hanno evitato il fallimento, ma non hanno ancora dimostrato di potercela fare; il mercato immobiliare rimane depresso nonostante il sostegno al settore mutui; i banchieri, appena usciti dall'emergenza, hanno assunto atteggiamenti che hanno irritato l'opinione pubblica e hanno ricominciato ad alimentare le bolle speculative.
Riforma sanitaria: è la battaglia principale in quanto sarebbe una riforma storica. Purtroppo però le forze in campo sono molte e gli interessi a mentenere lo satus quo sono dentro anche gli stessi democratici. Obama è stato dunque costretto a ricorrere varie volte al compromesso e quindi la riforma che passerà non avrà quella copertura universale che si sognava in campagna elettorale (solo 19 dei 46 milioni di americani probabilmente avranno accesso a questo nuovo diritto)
Afghanistan: l' uscita dall' Iraq sembra continuare senza troppi intoppi ma il vertice principale della politica estera presenta molti problemi: per liberare il territorio dai talebani una volta per tutte servono altri 50.000 unità secondo l' attuale generale Stanley McCrystal, comandante delle truppe Nato nel Paese, ma Obamaa sembra non avere le idee chiare e tutto è un po' in sospeso. E soldati e civili continuano a morire mentre il governo del presidente Karzai non sembra molto stabile e pure soggetto a forte corruzione.
(Fonte principale: Corriere della sera.it)

«Dov’è la poesia di Obama?», si chiede Tom Friedman, premio Pulitzer e principe dei commentatori americani. Secondo lui Obama ha perso quella carica travolgente in cui mostrava che tutti i suoi progetti erano parte di un grande piano:
“Friedman considera infatti i tanti cantieri di Obama tutti elementi di quella «nation bullding at home», la ricostruzione della nazione al suo interno, senza la quale l’America «è condannata al declino». Ecco, «Obama non è riuscito ad articolare insieme i suoi programmi e le iniziative in una visione: ciò ha reso molto facile per gli oppositori deligittimarli uno per uno. Certo, è curioso vederlo sulla difensiva, quando potrebbe argomentare che sta facendo qualcosa di incredbilmente patriottico» . Secondo il profeta dell’economia verde, «agli occhi degli americani Obama appare confuso, proprio perché non ha un racconto coerente, che motivi tutti gli strati della società e dia loro uno spirito di sacrifico condiviso. Sono ancora eccitati per averlo votato, ma non hanno la percezione chiara della direzione» .” (Corriere della sera.it)

È sicuro però che non si deve cadere nel disfattismo, che il presidente Obama è allo stesso tempo l' uomo più potente e moderno della terra e che l'innovazione, si sa, non è sempre facile da digerire.