lunedì 22 febbraio 2010

Una malafede culturale


Mi è capitato di assistere in questi giorni ad alcune scene svoltesi in Paesi e quindi culture diverse che mi fanno riflettere su alcuni aspetti. A volte si pensa che sia sbagliato il sistema, la legge, le riforme...senza mai pensare alla cultura e al modo di pensare del Paese in cui siamo nati.
Prendiamo come esempio la giustizia o meglio, come ci si approccia a rispettarla: negli Stati Uniti succede di tutto e di più, ma a differenza di quanto si possa credere c'è molto più rispetto della giustiza di quanto ce ne sia nel nostro grande paese morale, in cui tutto è soggettivo, tutto è opinabile. Perchè noi abbiamo la Democrazia (= tutti alla fine fanno un po' ciò che vogliono).
Facciamo degli esempi banali. Negli altri Paesi, quando qualche personaggio pubblico, famoso, compie uno sbaglio deve accettare due conseguenze:
  1. Accettare la pena proporzionale al proprio sbaglio
  2. Porgere le scuse pubbliche a familiari e alla società
Negli ultimi giorni abbiamo assistito alla vergognosa esibizione di Tiger Woods. Sono chiaramente delle scene formali, un'ipocrisia senza frontiere: chiedere scusa per il troppo sesso che ha sentito il bisogno di fare al di fuori del proprio nucleo familiare...fa sorridere. Certo, e se fosse successo da noi? Woods qualsiasi cosa si voglia dire, davanti a tutto il mondo si è dovuto abbassare i pantaloni (non che fosse a disagio...). In Italia la prima regola in assoluto è:"negare tutto, anche l'evidenza". Se qualcuno viene beccato con una squillo stava chiedendo indicazioni stradali, se un giocatore viene trovato dopato la colpa è della fidanzata che durante la notte lo ha violentato, se uno è un serial killer verranno sicuramente fuori problemi infantili. E allora si va davanti a un giudice?! Giusto, sentenza: 20 anni! No, si va in appello: sentenza 10 anni! Si riccorre al Tar, sentenza: 5 anni. Si ricorre al diritto sul libero arbitrio...."Vai sei libero".
Chiaramente stiamo scherzando, son discorsi da bar se non si coglie il succo della riflessione. Un personaggio famoso, modello di migliaia di giovani, di cittadini, ha dei doveri verso la società. Ha la responsabilità, insieme all'onore, di essere un punto di riferimento. Un suo sbaglio non è lo stesso sbaglio di una persona comune. Ecco che una cultura civile dovrebbe accettare le decisioni giudiziare, sportive, scolastiche, senza opporsi oni volta, senza vedere ovunque inciuci e incastri.
Uno tra i giocatori migliori della Nba americana, Gilbert Arenas, un giorno ebbe la bella idea di portare una pistola all'interno dello spogliatoio per fare un po' il personaggio con i suoi compagni. Il presidente Nba, sapendo dell'accaduto, ha squalificato il giocatore per tempo indeterminato, senza stipendio, obbligando Arenas a chiedere scusa in conferenza stampa se in un futuro non prossimo, vorrà rimettere piede sul parquet.
Nessuno ha mosso un dito. C'è stata una decisone presa da una persona responsabile, la quale è vista come colui che decide per il bene della Nba e della società americana. Non ci sono stati ricorsi o sconti, ma solo delle scuse pubbliche e la certezza della pena.
Se fosse successo da noi?Magari a un giocatore dell'Inter...? Rischiavamo che venisse giù Montecitorio o S.Pietro...
E se una maestra pensa di bocciare un alunno?! Ma è pazza?! Lei è sicuramente una persona frustrata dalla vita che riversa i dispiaceri sui giovani. Perchè invece non si pensa che magari è il bene del bambino?! Poi, alla fine, si scoprirà che quella maestra era un'alcolista anonima, ma non mi so spiegare perchè in questo Paese bisogna pensarlo subito?!
Quindi secondo il mio modesto parere, non son tanto le riforme che fai, quanto la mentalità che qualsiasi cambiamento, qualunque decisione, ogni scelta, viene presa come un torto, un decreto ad personam, una mossa dittatoriale. Il brutto però è che non è colpa dei cittadini, quanto della mancanza di trasparenza, della sicurezza di lavorare per il proprio paese. Manca la fiducia verso il bene comune, manca una cultura nazionalista che mette la società davanti all'individualismo.
Se così non fosse, ha ragione Max Pezzali: "Si stava meglio quando si stava peggio". O forse anche Max Pezzali è oggetto delle cupole del potere....

lunedì 15 febbraio 2010

Adotta una crisi dimenticata (III)


Questa settimana affrontiamo l'ultimo argomento della campagna "Adotta una crisi dimenticata":
La guerra nel Congo Orientale

Sapete qual'è stata la guerra più cruenta dopo la seconda guerra mondiale avvenuta nel nostro pianeta? Sicuramente History Channel continuerà a pubblicare servizi sui nostri dittatori di mezzo secolo fa, ma come sempre, a poca distanza da noi, sono in corso combattimenti senza tregua, senza nessun rispetto umano e più sanguinosi di quanto possiamo pensare.
Luogo principale della scena?Chiaramente il continente dimenticato...l'Africa.
Documentandosi sulla storia recente congolese si possono trovare le seguenti informazioni:
La Seconda Guerra del Congo, detta anche Guerra Mondiale Africana o Grande Guerra Africana, si è svolta tra il 1998 e il 2003 nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire), ed è terminata con l'istituzione del Governo di Transizione della Repubblica Democratica del Congo. È stata la più grande guerra della storia recente dell'Africa, ed ha coinvolto 8 nazioni africane e circa 25 gruppi armati.
Al 2008 la guerra e le sue conseguenze hanno causato circa 5,4 milioni di morti, in gran parte dovute a malattia e fame. Purtroppo però non è finita qui...
Come al solito non entriamo nel dettagli bellici, dove nessun schieramente può essere minimamente giustificato, ma analizziamo le conseguenza e le relative contromisure.
Sul sito di Medici senza Frontiere si legge:

"(...) dal settembre 2007 la ripresa dei combattimenti nel Nord Kivu, nella zona orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), ha causato un massiccio sfollamento della popolazione. Il mancato rispetto del cessate il fuoco, siglato nel gennaio 2008, ha portato alla ripresa dei combattimenti su vasta scala tra i vari gruppi armati e l'esercito congolese (FARDC), malgrado la presenza della MONUC, la più vasta forza di pace ONU del mondo. Nella regione, centinaia di migliaia di persone sono fuggite in tutte le direzioni alla disperata ricerca di salvezza. Ai profughi manca acqua, cibo e riparo; l'accesso all'assistenza sanitaria è quasi inesistente. I profughi trovano rifugio nei campi o presso delle famiglie, oppure si nascondono nella foresta dove sono alla mercé di qualsiasi gruppo armato. Solo poche organizzazioni umanitarie sono presenti in modo continuativo vicino alla capitale della provincia, Goma. Nonostante il mandato dell'ONU, la MONUC non è stata in grado di proteggere la popolazione civile dalla violenza e dalla fuga coatta. A novembre, quando le forze ribelli hanno assunto il controllo di Rutshuru, dove MSF gestisce un reparto di chirurgia, la MONUC ha condotto nella città un convoglio armato per prestare soccorso umanitario, una mossa che minaccia di rendere ancora più confuso il confine tra azione militare e azione umanitaria nella regione
. (...)".


A volte si potrebbe pensare che gli aiuti dei Paesi Occidentali non siano sufficienti materialmente, in quanto l'opinione pubblica non viene minimamente informata. Tutto questo è vero, ma allo stesso tempo, anche nei casi più fortunati, le condizioni locali di certi Paesi in crisi non permettono interventi umanitari. Zone intere rimangono tagliate fuori, i medici sono costretti a rischiare la propria vita ogni giorno per curare i civili.
Purtroppo si vengono a creare dei problemi da un lato naturali quando si combatte una guerra, dall'altro questi problemi sono utili per chi può coltivare i propri interessi politici.
Più si confonde il confine tra azione umanitaria e azione militare, più gli aiuti sono poco efficaci, più i potenti locali (e non solo...) hanno campo libero.
Se poi nessuno viene a conoscenza di niente, sicuramente a pochi interesserà di ciò che sta ogni secondo accadendo in un territorio da sempre schiavizzato.
Nessuno di noi può far molto, ma come sempre ricordiamo che la conoscenza è un diritto/dovere di ognuno di noi!

lunedì 8 febbraio 2010

Adotta una crisi dimenticata (II)


Continuiamo a ricordare la campagna di Medici senza frontiere che ha come scopo quello di far riflettere sulle crisi mondiali dimenticate dall'informazione e quindi dall'opinione pubblica, la quale come sappiamo incide sulle scelte politiche governative.

Crisi sanitaria nello Zimbabwe

Lo Zimbabwe, ufficialmente Repubblica dello Zimbabwe,è uno stato dell'Africa meridionale.
Il Paese ha ottenuto l'indipendenza dalla Gran Bretagna il 18 aprile del 1980 mentre ha una costituzione in vigore dal 21 dicembre del 1979 che ancora costituisce il documento fondamentale nonostante i vari cambiamenti a cui è stata sottoposta.
Il sistema legale si basa su un insieme di elementi del sistema inglese con la Common Law e altri del sistema romano.
Lo Zimbabwe ha un governo di stampo dittatoriale ed è una repubblica presidenziale.
La situazione del paese, in crisi da anni, si è deteriorata raggiungendo livelli allarmanti: inflazione a quota 231 milioni%, carenza di beni essenziali, repressione della opposizione politica e ulteriori restrizioni per le organizzazioni umanitarie.
La crisi economica ha portato il sistema sanitario al collasso: secondo le Nazioni Unite, l'aspettativa di vita nello Zimbabwe è precipitata a 34 anni di età a causa della pandemia di HIV/AIDS. In seguito alla crisi, molte persone in terapia sono state costrette a saltare i pasti, non sono state più in grado di sostenere le spese di trasporto per arrivare alle cliniche o semplicemente avevano troppa paura di lasciare la propria casa.
Inoltre la peggiore epidemia di colera degli ultimi anni è iniziata nel mese di agosto 2008 e si è andata rapidamente diffondendo in seguito al collasso delle infrastrutture sanitarie del paese. L'epidemia, concentrata ad Harare, è stata dichiarata emergenza nazionale nei primi giorni di dicembre.
Nel corso dell'anno, un numero enorme di persone ha continuato ad abbandonare il paese. A mio avviso sono due i punti su cui riflettere:
  • Fuga del personale sanitario: la professione sanitaria in questi paesi è più una missione che un lavoro. Se anche queste persone hanno deciso di abbandonare il paese, possiamo pensare che non ci siano più le condizioni per poter svolgere i propri compiti?! Nemmeno le cure più semplici?!
  • Lo Zimbabwe non è in guerra: Circa 3 milioni di abitanti si sono rifugiati nel vicino Sudafrica, una cifra esorbitante per un paese che non si dichiara in stato di Guerra. Le radici, la cultura, gli affetti,le tradizioni... tutto messo in secondo piano per la sopravvivenza. Inoltre il rischio di aggressioni, stupri o furti da parte di banditi è elevato in certe zone.
Una situazione critica, silenziosa e mai gestita. Milioni di persone in fuga verso un mondo che non ne conosce l'esistenza. Forse noi non possiamo far niente, ma come già detto altre volte, abbiamo il diritto e il dovere della conoscenza!

venerdì 5 febbraio 2010

Abbasso le Bic


Come avevo annunciato nel mio ultimo post, oggi provo a scrivere qualche mia piccola considerazione personale sul tema del riuso. Si si proprio cose personalissime, che non pretendono di incarnare la verità ne tanto meno di esser la retta via. Piccole provocazioni che spero possano risultare stimolanti e suscitare qualche reazione, anche negativa.

Pensandoci bene non è facile trovare qualcosa che potremmo effettivamente riutilizzare in casa, così da non buttarlo. Il rischio è quello di tenere tutto, pensando "un giorno mi servirà", così da ritrovarsi, dopo qualche tempo, in mezzo alla strada con in mano dei grossi sacchi pieni di ogni cosa, mormorando infamie contro il riuso e chi ne parla.
Una buona tattica è sicuramente comprare meno. Forse un po' semplicista come risoluzione, ma certamente la più logica. Un esempio a cui penso spesso riguarda le penne Bic. Non crediate sia facile parlarne, so cosa mi aspetta... a chi non piacciono le buon vecchie biro? Piccole, pratiche ed economiche... già economiche, ecco la grande falla. Chi di voi perde più di un minuto a cercare una penna Bic persa? Pochi. Ad un penna che costa trenta centesimi gli diamo un valore di trenta centesimi, la teniamo di conto come se fosse trenta centesimi; è indubbio, valorizziamo gli oggetti soprattutto secondo il loro costo.
Le Bic sono state progettate apposta per esser usa e getta, non sono ricaricabili, si rompono facilmente, sono esteticamente poco enfatizzate. Sono dunque una scelta poco sostenibile.
Una scelta invece molto più sostenibile è la penna stilografica: il valore di una penna stilografica non è dato esclusivamente dal costo superiore, il quale ce la fa cercare una mattinata e non un minuto, ma è anche dato dal fatto che la stilo uno se la a comprare, se la va a scegliere, vede i modelli, vede i prezzi, il colore, l'inchiostro, lo spessore..è un oggetto che diventa tuo, personale, unico. Non crediate che questi siano discorsi da materialista, da uno che ama le cose belle, il quale crede che avere un bella penna sia l'unico modo per realizzarsi, perché sbagliereste di grosso: una penna stilografica può durare anche dieci anni, scrive meglio, è ricaricabile, è più bella. Una boccetta di inchiostro media (rigorosamente in vetro) mediamente rifornisce una stilo per due anni.
Usare una stilografica può cambiare il mondo? No. Usare le Bic? Molto meno.

Altro esempio? Le bottiglie dell'acqua. Dai nostri rubinetti esce spesso un'ottima acqua, eppure in moltissimi comprano quella in bottiglia, di plastica ovviamente. Comprare l'acqua al supermercato non solo è un reato ambientale, è pure incredibilmente scomodo: le bottiglie pesano, sono grandi, occupano posto, finiscono, vanno ricomprate, e quando si buttano fanno molto volume, rendendo scomodo anche il loro riciclo. E' un'abitudine sciocca. Vero è che in molte case l'acqua del rubinetto è pesante, calcarea, non buonissima. Spesso è solo questione di abitudine, ma è comunque un ostacolo. Le caraffe con filtro ricaricabile possono dunque essere una soluzione al problema, rendono più leggera e dolce l'acqua, ma non se ne ha un giovamento economico, il costo tra un mese di bottiglie e un mese di filtro è infatti lo stesso. Inoltre con le caraffe è bene star molto dietro al cambio del filtro, il quale trattiene batteri, e se non rinnovato ogni mese-mese e mezzo spesso può diventar pericoloso. Vi consiglio caldamente la lettura di questa pagina del sito Centro Tutela Consumatori Utenti.

Per finire un altro esempio, una semplice fusione tra i due precedenti: le bottigliette dei distributori automatici.
Bere fa bene, ed è quindi bene bere. A scuola, in ufficio, in fabbrica non si può andare ogni ora in bagno e bere dal rubinetto, infatti ci sono i simpatici distributori di bottigliette. Una oggi, una domani, una dopodomani.. una marea di bottigliette che sarebbero tranquillamente sostituibili da una sola, riempibile a casa dal rubinetto. Anche le bottigliette si sa, si perdono, si scordano, hanno poco valore.. seguendo il principio esposto nel primo esempio e comprando una bella bottiglia, o magari una piccola borraccia, si risolverebbe nuovamente il problema.

Questi sono solo tre esempi che possono rendere la nostra vita veramente più sostenibile, evitando non solo lo sconsiderato acquisto di contenitori di plastica inutili (penne, bottiglie) ma anche il riciclo di quest'ultimi che, come abbiamo visto, oggi come oggi porta a poco.

Mirko

giovedì 4 febbraio 2010

Cappello d'asino per l'Italia

Esiste un'associazione internazionale che si chiama OCSE PISA (Programme for International Student Assessment) che si occupa della valutazione del livello degli studenti dei paesi OCSE intorno ai 15 anni di età, ossia in prossimità della fine della scuola dell'obbligo (l'età precisa varia da stato a stato), per misurarne la cultura generale e la formazione scolastica.
Sono state fatte finora quattro indagini: nel 2000, 2003, 2006 e 2009. I dati per l'Italia sono stati assai mediocri. In realtà i dati dell'ultimo test usciranno nel dicembre 2010, quindi la situazione degli ultimissimi anni non è stata valutata, ma il trend è comunque chiaro.

Gli studenti italiani hanno ottenuto scarsi risultati in scienze e lettura, e pessimi in matematica.
Quali sono le ragioni di tali risultati?
Ovviamente le ragioni vere sono profonde e possono essere ricondotte ad una scarsa cultura della conoscenza, unita a realtà scolastiche poco stimolanti o addirittura inadeguate al loro scopo.
Ma è bene sottolineare che hanno senz'altro contribuito altri fattori di diversa natura che potevano essere meglio gestiti con una politica più ragionata, fra questi i principali sono:
  • La mancanza di una vera riforma della scuola, che promuova la costruzione di un sapere predisposto ad un futuro arricchimento e rispetti le singole autonomie scolastiche, in contrasto con le continue riforme pro aziendalistiche avvenute in Italia.
  • La carenza di investimenti: dal 1990 a oggi la quota del PIL destinata alle spese sostenute dal MPI o dal MIUR ha infatti subito una notevole contrazione ed è diminuita dal 3,9% al 2,8%, mentre la media dei paesi OCSE è del 5%. Anche se bisogna ammettere che non sempre chi spende di più ha risultati migliori, come nel caso degli USA.
  • La dispersione scolastica causata dal fatto che il sistema scolastico italiano è spezzato in cicli (scuola primaria, secondaria inferiore e secondaria superiore) infatti, una precoce professionalizzazione non sempre riesce a supportare adeguatamente la crescita culturale di un ragazzo, puntualmente (quasi) tutti i paesi OCSE con i voti più alti hanno sistemi a ciclo unico e obbligo scolastico fino a 16 anni.

Ma ciò che è più importante, a differenza di quanto è successo in altri paesi, in Italia non si è aperto un vero dibattito sulle carenze formative della scuola, bensì sulle modalità di valutazione del test PISA. Sebbene le critiche fatte siano ragionevoli, lasciano il tempo che trovano di fronte a dei risultati che comunque sono oggettivi, e dimostrano invece quanto sia forte la volontà di insabbiare il problema per non riconoscerlo come tale.

Chi sono i primi della classe? Dati alla mano, nell'arco degli ultimi dieci anni hanno confermato un ottimo livello Finlandia, Australia, Hong Kong, Olanda, Belgio, Canada, Giappone e Corea del sud.
Questi paesi sono caratterizzati dal fatto che i loro sistemi scolastici non hanno i suddetti problemi strutturali e finanziari.
Ma non è tutto qui. Hanno anche un modo diverso di vedere la scuola, per capire cosa intendo leggetevi questo breve commento di una ragazza finlandese sulla scuola italiana, nel quale mette in discussione alcuni costumi didattici considerati scontati, come l'idea che per imparare l'inglese bisogna studiare quello scritto da Shakespeare quattro secoli fa.

Attendiamo fiduciosi i dati del test 2009.

lunedì 1 febbraio 2010

Adotta una crisi dimenticata (I)


Nel marzo 2008 "Medici senza frontiere" lanciò una campagna denominata "Adotta una crisi dimenticata". Come ben si può intuire dal nome, mai come adesso si ha la sensazione che l'opinione pubblica, manovrata come sempre dai mass media, abbia a cuore ciò che succede nel quotidiano, dimenticandosi magari di tutto quello che fino al giorno prima l'aveva colpita.
Un giorno l'Abruzzo, il giorno dopo l'alluvione, poi Haiti...domani? Il cittadino d'altronde non può far altro che riflettere su ciò che conosce, sulle condizioni che gli vengono presentate dai giornali, dalla tv... E' normale che senza una informazione equa, tante, troppe crisi mondiali vengano dimenticate. Tutto questo oltre a non essere giusto è pericoloso in quanto, senza un aiuto continuo e definitivo, chissà quanti interventi fatti a suo tempo, non hanno trovato le condizioni per portarsi a termine. MaiDireFine non poteva sottrarsi a questa iniziativa e quindi cercherà di riproporre alcuni scenari mondiali che, per sconosciute cause, non vengano più riportati sui nostri mezzi di telecomunicazione. E' bene sottolineare che a tale campagna hanno aderito più di 30 tra agenzie di stampa, periodici e quotidiani, radio, testate on line, trasmissioni televisive, nazionali e locali. Tra i Tg si incontrano Globe Rai3, il TG2 (che ha segnalato il lancio della campagna), TG3 e TG4, ma mancano all'appello i due principali telegiornali delle reti pubbliche e private italiane: il TG1 e il TG5. Chissà perchè proprio loro?!

Le dieci crisi umanitarie identificate da MSF come le più gravi e ignorate nel 2008 (ma chiaramente è ancora attuale) sono:
  • la crisi sanitaria nello Zimbabwe;
  • la catastrofe umanitaria in Somalia;
  • la situazione sanitaria in Myanmar;
  • i civili nella morsa della guerra nel Congo Orientale (RDC);
  • la malnutrizione infantile;
  • la situazione critica nella regione somala dell'Etiopia;
  • i civili uccisi o in fuga nel Pakistan nord-occidentale;
  • la violenza e la sofferenza in Sudan;
  • i civili iracheni bisognosi di assistenza;
  • la coinfezione HIV-TBC.


Diamo delle piccole informazioni su alcune di queste situazioni: la Catastrofe umanitaria della Somalia.
Si legge da una testimonianza di un medico: "La guerra in Somalia è iniziata 17 anni fa, ma dal 2007 si registra un’escalation terribile della violenza e dei combattimenti tra le truppe etiopi, del governo federale di transizione e i vari gruppi armati tra cui quelli delle corti islamiche che stanno causando migliaia di vittime civili e almeno 700 mila sfollati da Mogadiscio. Le frontiere per questa gente sono chiuse, noi assistiamo migliaia di esuli a Hafgooye, una località a una trentina di chilometri dalla capitale, in un contesto molto critico. Dopo 17 anni anche il tessuto sociale è disintegrato, chi può scappa. E’ una delle situazioni più disastrose che abbia mai visto".
Chiaramente serviva l'ingresso in scena da parte del Dio USA che dal 2007 (appunto) è entrata militarmente nel conflitto, a supporto dell'esercito etiope e con il sostegno del presidente e del governo somalo, causando la morte di numerosi civili ricevendo dure critiche dall'Unione Europea e dall'ONU. Nel giugno 2008 è stata concordata la firma di un accordo tra governo somalo, parte dell'opposizione ed Etiopia, ma chiaramente la situazione è ancora critica e si regge su un filo sottile e pericoloso. Si stima che in Somalia una donna su dieci perda la vita durante il parto e oltre un bambino su cinque muoia prima di aver compiuto cinque anni. La malnutrizione infantile è aggravata dall'impennata dei prezzi dei beni alimentari e dalla prolungata siccità che ha colpito il paese. Il sistema sanitario è al collasso.

L'obiettivo non è spiegare nei minimi dettagli i motivi scatenanti la guerra, anche perchè in realtà nessuno può saperli con certezza (motivi politici, economici, terrorismo ecc...), ma basterebbe riflettere sul fatto che nessuno ci ha mai parlato di queste tragedie, delle politiche estere dei Paesi che magari possiamo prendere a modello. Tutto ciò che non fa notizia viene dimenticato, anche se riguarda la morte di migliaia di esseri umani. L'informazione è la nostra salvezza: se qualcuno conosce qualche giornale o altro che mantiene questi valori è esortato a farlo conoscere...