
«Io sono un uomo e se lo sei anche tu devi rispettare la mia decisione, voglio morire ».
Queste sono le parole che Mbarka Sami ben Garci, tunisino di 42 anni, ha detto al medico del carcere di Pavia circa un mese e mezzo fa. Già qui ci sono diversi elementi che danno da pensare… carcere.. tunisia.. morte.. ma forse è meglio spiegare la vicenda dall'inizio.
Il 16 luglio 2009 Mbarka, detenuto al carcere di Pavia prima per una condanna causa spaccio di droga, e in seguito per una condanna per violenza sessuale sulla sua ex convivente (importante sottolineare che si dichiarava assolutamente innocente di quest'ultima accusa), inizia a rifiutare cibo e acqua, dando il via ad uno sciopero assoluto della fame. L'accusa di violenza sessuale l' aveva profondamente offeso, e voleva far sentire la sua voce. Il 5 settembre è morto. Varie le accuse al carcere, ai medici, interventi troppo tardivi (il 2 settembre era stato ricoverato in ospedale), responsabilità di quello o di quell'altro. Fatto sta' che lui voleva morie. Voleva chiudere i suoi rapporti con il mondo. Per fede, per onore… voleva farla finita.
Questa volta l' eutanasia, perché alla fine di questo si parla, non è diventata un caso mediatico. Un breve e coinciso articolo al telegiornale, e probabilmente su qualche quotidiano, ma poi puf… tutto sommerso, tutto dimenticato. E dire che eravamo abituati a ben altri toni sul tema..il caso di Piergiorgio Welby se lo ricorderanno in molti.. « Come già Luca Coscioni, a mio turno sono oggi oggetto di offese e insulti, di pensieri, parole, aggressioni alla mia identità ed alla mia immagine, quasi non bastassero quelle perpetrate al corpo che fu mio e che, invece, vorrei, per un attimo almeno, mi fosse reso come forma necessaria del mio spirito, del mio pensiero, della mia vita, della mia morte; in una parola del mio essere » Scrive Welby in una lettera inviata al tg3.
Tanti altri casi, anche più recenti, hanno poi invaso i nostri salotti e a volte le nostre coscienze. Questa volta però, silenzio. Che differenza c'è tra un tunisino carcerato che si lascia morire di fame, e un malato di distrofia muscolare italiano, esponente politico, che, completamente lucido, decide di lasciarsi morire? Perché se ne è fatto due pesi e due misure? Perché la Chiesa non si è lanciata contro il carcere di Pavia? Bè, forse le cose sono cambiate, forse si sta accettando il fatto che la libertà di decidere della propria vita va rispettata, forse… o forse no. Aspettiamo che un altro uomo, bianco, socialmente rilevante chieda, in piena coscienza, di lasciarsi morire. Aspettiamo. E vediamo se i benpensanti continuano a starsene in silenzio oppure no.
Mirko
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