giovedì 22 ottobre 2009

Il posto fisso



Tremonti vuole il posto fisso. La cosa in realtà non dovrebbe stupire chi ha letto il suo libro uscito l' anno passato con il titolo "La paura, e la speranza". Il professore, dopo il primo agghiacciante capitolo (la paura appunto) in cui sviscera (a mio parere tuttavia in modo corretto e completo) i problemi e le ipocrisie del mercato globale e le cause sull' economia e sul benessere, passa alla speranza: un misto di idee di stampo pretamente conservatore e cattolico nella forma più bigotta e tradizionalista. Il rimedio principale sembra essere il focolare domestico e la donna che acquista una vangata di biscotti al figlioletto. Innovazione, leggi di commercio eque e tasse su paesi che producono con forza lavoro a basso costo sembrano essere idee da Collettivi Studenteschi.
C' è invece chi al posto fisso manco ci pensa o almeno così ha fatto fino ad oggi: la Danimarca. Il verde e fresco paese negli anni '90 ha inaugurato la "flexisicurezza" (Le Monde Dimplomatique - ottobre). Il datore di lavoro infatti, così come il collega americano o britannico, può licenziare senza indennità o problemi di sorta un suo dipendente. Questo ha tuttavia la garanzia di quattro anni coperti da indennità statali di disoccupazione, e soprattutto la certezza di trovare di nuovo lavoro di lì a breve. A due anni dall'attuazione i disoccupati schizzano da 300 mila unità a 47 mila!
Si sà, la crisi però arriva anche a Copenaghen e i disoccupati salgono a 107 mila, i soldi cominciano a scarseggiare e molti ora premono per allentare i sussidi sociali e aumentare le tasse (l' Iva è al 25 % che spesso si va a sommare alle "tasse verdi", ovvero su tutto ciò che produce anidride carbonica !).
Senza trascurare che un paese con 5 milioni di abitanti è molto difficilmente associabile all' italia sia per numeri, sia per storia e mentalità, vediamo anche che il modello non è perfetto e si poggia su basi che possono cedere.
Tuttavia a mio parere tutto questo ci può insegnare che anche i nostri stessi dogmi o consapevolezze (chi in italia che non sia un mafioso o un industriale di alto calibro non parla del posto fisso?) possono essere messe almeno in parte in discussione.
O forse ci può far solo sognare un luogo dove le decisoni politiche sembrano essere prima riflettute.

1 commento:

  1. Facesse un pochino meno freddo lassù...

    Mha d'altronde, ti rendi conto quanto è impegnativo studiare un modello sociale ed economico funzionante, e cercare di adattarlo ad un paese completamente diverso? Fuori di testa.. l'unico poveretto che c'ha provato è stato Veltroni quando in campagna elettorale per le primarie ha copiato lo "Yes, we can" di Obama... di più non è riuscito a fare.

    Ma poi alla fine, che c'è di male ad esser una società bigotta, retrogada e instabile? Niente. Poi abbiamo un sacco di cose belle: il sole, il caffè, premier simpatici e case costruite in vera sabbia marina.. uno spasso!

    Mirko -staffmaidirefine-

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