mercoledì 16 dicembre 2009

Fini, chi era costui?

Gianfranco Fini non è un personaggio facile. La sua popolarità è schizzata a livelli altissimi negli ultimi tempi e l'uomo che veniva additato da molti gruppi di sinistra come un fascista viene ora consacrato come ultimo difensore dei diritti costituzionali del parlamento. La sua storia è fatta infatti di molteplici “inversioni a U” (o ribaltoni nel gergo politico):

nel 1968, a sedici anni, si ritrova coinvolto in alcuni scontri davanti ad un cinema dove un gruppo di militanti di sinistra stava contestando la proiezione del controverso film sul Vietnam Berretti verdi, episodio che lo spinge ad iscriversi alla Giovane Italia. Molti anni dopo racconterà in un'intervista:

"Non avevo precise opinioni politiche. Mi piaceva John Wayne, tutto qui. Arrivato al cinema, beccai spintoni, sputi, calci, strilli perché gli estremisti rossi non volevano farci entrare. E così per reagire a tanta arroganza andai a curiosare nella sede cittadina della Giovane Italia. "


Inizia così la sua carriera politica nel Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano divendedo ben resto il preferito di Almirante, fondatore del movimento. Nell'autunno del 1993 decide di correre per la carica di sindaco di Roma, arrivando al ballottaggio contro Francesco Rutelli. Per la prima volta un esponente del MSI riceve un largo supporto. L'imprenditore Silvio Berlusconi, non ancora attivo protagonista della politica italiana, afferma in quella occasione la propria scelta elettorale ribadendo che: "Se votassi a Roma, la mia preferenza andrebbe a Fini". È opinione difatti diffusa che l'entrata reale in politica di Fini sia dovuta al Cavaliere.
Negli anni del MSI le sue posizioni non sono certo dubbiose :

«Credo ancora nel fascismo, sì, ci credo» (19 agosto 1989); «Nessuno può chiederci abiure della nostra matrice fascista» (Il Giornale, 5 gennaio 1990); «Mussolini è stato il più grande statista nel secolo. E se vivesse oggi, garantirebbe la libertà degli italiani» (30 settembre 1992);

Ma ecco che nel '92 la prima grande svolta : con il congresso di Fiuggi nel '95 fonda Allenaza Nazionale e segna il primo grande distacco dalle posizioni filo fasciste :
«È giusto chiedere alla destra italiana di affermare senza reticenza che l'antifascismo fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato». Più recentemente durante la sua prima visita in veste ufficiale in Israele nel 2003, ha denunciato gli errori del fascismo e la tragedia dell'Olocausto, definendo le leggi razziali promosse dal regime fascista come «male assoluto del XX secolo». Molti organi mediatici hanno riportato la dichiarazione estendendo il concetto di male assoluto allo stesso Fascismo.

Alleanza nazionale resta per tutta la sua durata un partito vicino a Forza Italia pur conservando una certa indipendenza, soprattutto per il distacco preso su temi etici e di immigrazione. Dal 2001 al 2006 ha ricopre l'incarico di vicepresidente del Consiglio nel secondo governo Berlusconi e promulga alcune leggi molto discusse. Una è la cosiddetta Bossi-Fini sull'immigrazione e l'altra la Fini-Giovanardi per la regolamentazione delle droghe. Con la Bossi-Fini viene fuori, almeno in parte, il pensiero sull'immigrazione:
Non contesto una politica all'insegna della legalità e del rigore, del controllo delle frontiere: il problema non è il rigore, ma accanto a questo serve un'altra politica altrettanto sentita all'insegna dell'integrazione”.

Il decreto verte soprattutto sulla modalità di accetazione, vengono espulsi i clandestini senza un lavoro o un redditto minimo per poterlo cercare, i minori possono rimanare fino ai 18 anni quando avranno il permesso di soggiorno. La legge solleva alcune paure di Amnesty international in quanto poco chiara sulla modalità di richiesta di diritto di asilo.

Ma veniamo all'ultima grande inversione. Dopo la fondazione da parte di Berlusconi del Pdl nel 2006 Fini non ne vuole sapere di unirsi:

ANSA) - ROMA, 9 DIC - Fini dice definitivamente 'no' ad un ingresso nel Pdl e annuncia 'l'ostruzionismo' alla riforma elettorale Vassallo, una 'legge truffa'. 'Non esiste che An si sciolga e confluisca nel nuovo partito, di cui non si capiscono valori, programmi, classe dirigente', ha detto. 'Comportarsi come Berlusconi non ha a che fare con il teatrino della politica, significa essere alle comiche finali
'

Fini teme che il Pdl sia un partito che, come è nato dall'idea di una persona sola, viva in funzione di una persona sola. Vede pericoloso il carisma di Berlusconi e il suo culto della personalità.
Tuttavia, la caduta del governo Prodi lo fa riavvicinare a Berlusconi, con cui si accorda per presentare alle imminenti elezioni del 13 e 14 aprile, An e FI sotto il simbolo del Popolo della Libertà, passo iniziale per la costruzione di un unico soggetto politico di centrodestra. Così egli spiega perché ha scelto di far aderire An al neonato Popolo delle Libertà, dopo le incomprensioni degli ultimi mesi:

« È cambiato il patto politico. Ero e sono contrario a confluire in un partito deciso unilateralmente da Berlusconi, della serie: prendere o lasciare. Così non è: tutto quello che stiamo costruendo e che costruiremo fa parte di un progetto condiviso assieme. Il Popolo della libertà che stiamo proponendo agli italiani non nasce a San Babila, sul predellino o ai gazebo: nascerà nell'urna il 13 e 14 aprile. » E ancora : “Pdl dovrà essere un partito ampio, plurale, inclusivo ed unitario”, e perciò “non un partito a pensiero unico”. E proprio An sarà la sentinella che garantirà “che il Pdl non diventi il partito di una persona, ma di una nazione” [..] Berlusconi stesso sa che la leadership forte non potrà mai in nessun caso essere culto della personalità”

Fini dunque sembra si sia convinto, il Pdl forse può rappresentare l'avvenire della destra italiana e sarebbe un male per l'italia non entrare. Tiene comunque un occhio vigile perchè conosce i suoi polli.
Forse le cose tuttavia non sono andate esattamente come si aspettava. I suoi timori su Berlusconi si sono dimostrati più che fondati e adesso rischia di essere una voce fuori dal coro. Le accuse dunque di dar di contro al Presidente solo per lustro personale dunque sembrano esser smentite dal suo pensiero storico che, come visto, negli ultimi anni si è concentrato su questioni costituzionali e di diritti.
Tutti questi ripensamenti dunque sono merito di un cammino di crescita di un politico di destra sempre più orientato su una destra “liberale e riformista” di stampo europeo o di un abile scrutatore di folle, sempre pronto a dire ciò che tutti vogliono?
Ci torneremo al più presto.

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