mercoledì 2 dicembre 2009

Il buon "qualunquista"



“Questo è il giornale dell'uomo qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole.” Guglielmo Giannini

Nel 1945, con i durissimi anni di guerra alle spalle e i 20 anni di regime fascista, il commediografo e giornalista Guglielmo Giannini, fonda il "Fronte dell'uomo qualunque", inizialmente movimento e poi partito, sull'onda del successo dell'omonimo giornale che già si stampava a Roma dalla fine del '44. Il settimanale fondato da Giannini stesso e battezzato “L'uomo qualunque” è molto figurativo: inserito nella U maiuscola si vede un torchio che schiaccia una striminzita immagine di uomo: è il simbolo della classe politica che opprime il piccolo borghese, il travet, insomma l'uomo qualunque. Sotto la testata c'è una rozza vignetta dove un poveraccio scrive su un muro: Abbasso tutti. Ai piedi di pagina vi è un'autobiografia del direttore, ossia Giannini, intitolata Io.
Il successo della publicazione non tarda ad arrivare: dalle 25.000 del primo numero, si arriverà alle 850.000 del maggio del 1945.

Il movimento qualunquista rifiuta qualsiasi caratterizzazioni ideologica e si limita ad assumere le difese del cittadino medio
, “l'uomo qualunque” appunto, che dopo esser stato oppresso dalla dittatura fascista, si sente minacciato dalle “dittature” non meno soffocanti, a loro dire, dei partiti del Comitato Liberazione Nazionale. I punti cardine del programma sono:
  • Lotta al comunismo
  • Lotta al capitalismo della grande industria
  • Propugnazione del liberismo economico individuale
  • Limitazione del prelievo fiscale
  • Negazione della presenza dello Stato nella vita sociale del paese

Come si vede dal successo della rivista e dai numero di voti ricevuti poi dal partito (Il 2 giugno 1946, alle elezioni nazionali per la nascita dell'Assemblea Costituente, il Fronte dell'Uomo qualunque ottiene 1.211.956 voti, pari al 5,3% delle preferenze, e manda all'Assemblea costituente 30 deputati diventando il quinto partito nazionale) il movimento riscuote notevoli successi, soprattutto presso la piccola e media borhesia del Centro-Sud, spaventata dall'avanzata delle sinistre. Tuttavia il successo finisce già nel '47 quando, dopo aver già perso molti voti, nelle elezioni politiche del 18 aprile entra nel Blocco Nazionale una coalizione elettorale di centro-destra insieme al PLI.

In verità il “qualunquismo” come atteggiamento di diffidenza nei confronti dei partiti e in genere della politica, che si vorrebbe risolta nella buona amministrazione (“basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre”), come esaltazione dei valori dell'individuo, contro le tendenze stataliste e la fiscalità esiste da molto prima che qualcuno gli desse un nome. Tendenze qualunquiste sono sempre state presenti in regimi parlamentari, manifestatesi tuttavia in adesione a partiti conservatori o semplicemnte astensione dal voto. Nel periodo tra le due guerre queste tendenze confluirono in larga parte nei movimenti fascisti o parafascisti che proclamavano la loro avversione nei confronti della politica tradizionale e ne proponevano una nuova basata sul drastico accentramento del potere decisionale.

Negli ultimi decenni quasi tutte le democrazie occidentali hanno visto nascere tali movimenti. In italia il risentimento è mosso soprattutto dal fisco ritenuto troppo esoso, dalla classe politica accusata da un eccessiva invadenza nella società civile e soprattutto di totale inettitudine e corrotta.
Non è così difficile infatti riconoscersi nelle tesi di Giannini: chi non ha mai pensato che lo stato sia troppo lontano dall'individuo e che “basterebbe un buon ragioniere” per amministrare tutto? La questione del se paragonare i movimenti nati ultimamente di questo stampo al “Fronte dell'uomo qualunque” è solo tema di dibattito, ma la storia insegna e questo post è scritto per aiutare a ricordarla.

Fonti:

Wikipedia

Giardina, Sabbatucci, Vidotto “Profili storici”

2 commenti:

  1. Complimenti, veramente un bel post.

    Credo di parlare a nome di tutti, ma forse mi sbaglio, almeno una volta nella vita ci si è ritrovati nei panni dell'elettore del partito qualunquista.
    Devo ammettere inoltre che la politica italiana aiuta questa presa di posizione, soprattutto a causa dell'irrazionalità e dell'estremizzazione del dibatitto politico. Un buon tecnico al governo lo desiderano in tanti forse solo per non sentire più al telegiornale cifre contrastanti o stravolgimenti di fatti che dovrebbero essere oggettivi (e anche per non sentir più parlare di processi a Berlusconi e primarie del PD).

    Ma in fondo bisogna ricordarsi che a differenza di una scienza, il mondo sociale e politico non è esatto. L'individuazione dei problemi e una loro soluzione non è unica e non ne esiste una corretta, e qui subentra a mio parere la politica, fatta da uomini e da idee diverse quanto sono diversi gli uomini.

    Notte a tutti
    Elia

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  2. Perfettamente d'accordo con Elia. La politica italiana in fondo dà una certa giustificazione del qualunquismo...tuttavia è vero che non esistono soluzioni certe o banali per problemi complessi però se si sfocia nella antidemocraticità stiamo con gli occhi aperti,reagire non sarebbe qualunquismo..


    Giovanni

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