90 Università di Göttingen

Germania
91 Università di Birmingham UK
92 Università dell'Indiana
Bloomington
93 Università di Aarhus Danimarca
94 Università dell'Arizona
Tempe USA
95 Università della Virginia USA
96 Università di Friburgo Brisgovia Germania
97 Università di Lund Svezia
97 Università Rice USA
99 Università di Bonn Germania
99 Università di Sidney Australia
si riconoscono? sono tra le ultime 10 università che compaiono nella lista della Academic Ranking of World Universities, compilata dai ricercatori dell'Università Jiao Tong di Shanghai, dove gli istituti sono comparati e classificati secondo vari criteri numerici, fra cui le pubblicazioni su riviste scientifiche e Nobel attribuiti a ex allievi e personale corrente. Si può anche guardare tutta la lista ma dell'Italia non si vede neppure l'ombra.
La storia è vecchia, si sà, l'italia è indietro in tutto ciò che fa, non si farà certo un'eccezione per il mondo accademico. Tuttavia un intervista a Pierpaolo Degano, professore ordinario di informatica all'Università di Pisa e coordinatore dei dottorati in informatica, comparsa sulla rivista "Le scienze" in questo mese merita di essere riportata perchè in poche righe riassume decenni di storia universitaria italiana.
Che cosa se ne fa l'Italia di persone con una formazione universitaria superiore, come un dottorato di ricerca?
Se ne farebbe molto, perchè sono persone formate per innovare, curare progetti, pensare strategie. E se rimanessero nel nostro paese darebbero un forte contributo al suo sviluppo. [..]
D'accordo: diciamo che i neulauerati bussano alle porte delle università italiane entusiasti di fare il dottorato. Poi quando avranno finito che cosa faranno?In effetti ecco il problema. L' università non è in grado di assorbirli. E l'industra fa fatica a capire che un dottore di ricerca ha una formazione superiore rispetto ad un laureato. (stime riportano che tra università e industria trovano lavoro il 5,5 % dei dottorandi). Però attenzione: un'indagine su i dottori che hanno conseguito il titolo tra il 2005 e il 2007 mostra che più del 90% dopo lavora. Poi. è vero, molti vanno all'estero.
Nel 1999 chiamammo un gruppo di esperti stranieri a valutare il nostro Dipartimento. ci fecero i complimenti, andò tutto bene, ma alla fine ci chiesero: "Perchè spendete tutti questi soldi per preparare dottori di ricerca che poi vengono da noi e arricchiscono i nostri paesi?"
E voi come avete risposto?
Allargando le braccia. [..]
Quanto costa un dottore di ricerca e che fa?
Si tratta di giovani sui 25 anni che devono seguire corsi e tenere esami. I corsi sono fatti per loro con docenti anche appositamente chiamati dall'estero. Poi i dottorandi cominciano a fare ricerca,: vanno ai congressi e trascorrono periodi all'estero, stabilendo contatti fondamentali.
tutto questo per 1000 euro al mese: compresi gli oneri sociali, fa 48.000 euro di borse di studio per tre anni. Più i corsi, i laboratori, i periodi all'estero fa 70.000 euro. L'autostrada Salerno-reggio Calabria costa 30 milioni di euro al chilometro.
Questo però è un periodo di grave difficoltà. Possiamo dirci che non si taglia sul futuro, ma molti fanno fatica anche a vedere un presente.Per carità, certo. Siamo tutti pronti a fare sacrifici. Ma è una questione di strategie. Dopo la riunificazione tedesca, nella Germania dell'Est c'è stato un aumento importante della disoccupazione, tutto a carico dei cinquantenni: si è scelto di salvare i trentenni.
Invece nelle nostre università ci sono gli anziani, superprotetti e i trentenni, protetti da nessuno. sarei felice se i nostri figli avessero le oppurtunità che abbiamo avuto noi, a costo di non vedere più crescere il mio stipendio. Si chiama "futuro" e "bene comune". Perchè proprio in un momento di crisi c'è bisogno di formare persone capacidi gestire l'innovazione. E con tutto l'affetto, non possono essere i Cipputi.
La strategia dei governi sembra chiara: non sappiamo come assorbire queste persone perchè le università sono un colabrodo di fondi e stiamo pagando gli effetti devastanti di decenni di clientelismi e incopentenza amministrativa? L'industria italiana è principalmente di natura commerciale o finanziaria senza contare poi la massa di industrie manifatturiere che poco son disposte a spendere in ricerca e sviluppo? Beh allora non resta che tagliare, permettere a meno persone di usufruire di questo diritto, senza così rischiare di non perdere altro denaro invano.
Ecco qua un piccolo conto trovato su un blog :
Immaginiamo per assurdo che -nell'anno 2006- un bambino completi l’intero ciclo di studi: calcolo al limite dell’impossibile, ma che può certamente dare un’idea di quanto spenderemmo per formarlo, dalla scuola primaria fino alla laurea (restringiamo per comodità il calcolo a questi gradi di studio).
Allora: 7716 dollari moltiplicati per i cinque anni della scuola primaria, fanno 38.580 dollari.
Gli 8527 dollari della scuola secondaria inferiore, moltiplicati per tre anni, fanno 25.581 dollari.
Gli 8474 dollari della scuola secondaria superiore, moltiplicati per cinque anni, fanno 42.730 dollari.
Infine, ipotizzando una laurea di cinque anni, aggiungiamo altri 8725 dollari per anno: fanno 43.625 dollari.
Ora sommiamo: 150.516 dollari = euro 101.282 (al cambio corrente).
L’Italia butta dunque letteralmente dalla finestra oltre 100mila euro per ciascun giovane professionista che lascia questo Paese. Non male: se -come pare- nel 2007 ben 11.700 laureati hanno preso la via dell’estero (nella maggior parte dei casi per non tornare più indietro), la perdita economica, solo per quell'anno, è stata -a spanne- di 1.761.037.200 dollari, all’incirca 1.184.999.400 euro.
Avete letto bene: UN MILIARDO SETTECENTOSESSANTUNO MILIONI TRENTASETTEMILA E DUECENTO DOLLARI. BUTTATI.
(altro che evasori fiscali!! :) )
E allora di fronte a queste cifre la strategia governativa sembra la migliore.
O no?
"......Si chiama "futuro" e "bene comune". Perchè proprio in un momento di crisi c'è bisogno di formare persone capacidi gestire l'innovazione. E con tutto l'affetto, non possono essere i Cipputi........."