
La tortura diventa reato anche in Italia. Da Montecitorio via libera alla legge.
Modifica al codice penale in base a un accordo bipartisan Pene da 3 a 12 anni di carcere. Ora il provvedimento al Senato
Modifica al codice penale in base a un accordo bipartisan Pene da 3 a 12 anni di carcere. Ora il provvedimento al Senato
Vi chiederete...davvero? Non lo sapevo..... No infatti questo è un titolo di un articolo di republica on line del lontano 13 Dicembre 2006. (quanti governi sono passati? Bei tempi.... :) ). Se invece ne prendiamo uno un pochino più recente:
PACCHETTO SICUREZZA 2’, NON PASSA EMENDAMENTO CHE INTRODUCEVA IL REATO DI TORTURA NEL NOSTRO CODICE PENALE (6 Febbraio 2009).
È incredibile la capacità delle leggi italiane di rimanere infangate, di imprigliarsi in quel caos fatto di nuovi e vecchi governi, nuovi e vecchi emendamenti. Già mi immagino il parlamentare medio al suo collega “ah già poi c'è quella cosa sulla tortura....” “ah si si....dai dai poi ci pensiamo”.
In realtà le cose sono un po' più serie visto che la Convenzione ONU approvata dall'Assemblea generale dell’ONU il 10 dicembre 1984 e ratificata dall'Italia il 3 novembre 1988 definisce il crimine della tortura e prevede che ogni Stato parte faccia in modo che tutti gli atti di tortura vengano considerati quali trasgressioni nei confronti del proprio diritto penale.
L' articolo 1 recita così:
si definisce tale fenomeno criminale (tortura), come " qualsiasi atto con il quale sono inflitti ad una persona dolore o sofferenze acute, fisiche, o psichiche, allo scopo di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidirla od esercitare pressioni su di lei o di intimidire od esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su qualunque forma di intimidazione basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitti da un funzionario pubblico o da qualsiasi altra persona che agisca a titolo ufficiale, o sotto sua istigazione, oppure con il consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze derivanti unicamente da sanzioni legittime, ad esse inerenti o da esse provocate".
I fatti accaduti nella Caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova nel 2001 ad esempio sono riconducibili al concetto di tortura e di trattamenti degradanti contro la persona umana. La mancanza nell'ordinamento italiano di una norma specifica sul reato di tortura, rende tuttavia in queste situazioni il sistema penale quasi del tutto inefficace. Infatti, oltre alle violenze fisiche, che troverebbero in qualche modo tutela (reato di violenza, maltrattamento, violenza privata) sono state perpetrate ai danni degli arrestati, violenze psicologiche: "torture psicologiche", come gli insulti di tipo razzista ( "ebrei comunisti di merda") o il caso di una ragazza, ripetutamente " insultata con epiteti volgari e sconci, le ispezioni corporee alla presenza indistinta di uomini e donne. Tutto questo con il simpatico sottofondo delle urla degli altri detenuti, provenienti dalle altre celle, unite alle grida dei poliziotti. Inoltre, "minacce di tortura", insieme alle minacce di stupro o, addirittura, di morte. Ebbene Tutti questi comportamenti non sono suscettibili di punizione, mancando una specifica legislazione per la repressione degli atti di tortura.
Il problema si ripropone oggi più vivo che mai con il caso di Stefano Cucchi che in verità non è che una piccolissima punta di Iceberg :
secondo un intervista di Federico Tagliacozzo, innumerevoli sono i suicidi, i morti per overdose o per cause “non chiare”. Secondo un rapporto redatto da Ristretti orizzonti, centro documentale che raccoglie dati sulle carceri italiane, negli ultimi 10 anni sono morti più di 1.500 detenuti, di cui oltre un terzo per suicidio. Nel dato parziale del 2009 il numero dei morti è stato di 148, di cui 61 suicidi. Lo scorso anno i morti erano stati 142, l’anno prima 123.
Il problema dell' abuso di potere da parte dei funzionali statali e della condizione dei carcerati non è un "tema di punta" ma è piuttosto un urlo soffocato, il grido di tutto ciò che la società rilega in un cassetto sperando di averne a che fare il meno possibile. Un urlo che si fa sentire con tutta la sua violenza, senza che le cose siano sostanzialmente cambiate negli ultimi anni. (vedi anche il post “Due pesi, due misure” sul caso del tunisino Mbarka Sami ben Garci morto in carcere per sciopero della fame, senza che gli sia stata l'assistenza necessaria)
un buon link sulla situazione delle carceri in italia e non solo:
inviato speciale
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