
Un anno fa, precisamente nella notte tra il 4 e il 5 novembre, il mondo inziava una nuova era, (o almeno così appariva agli occhi di molti sognatori, me compreso) : veniva eletto Barack Obama, primo presidente afroamericano con le idee più liberali che gli US avessero mai partorito. In quei giorni tutti i media salutavano festosi il nuovo presidente assicurando tutti i lettori che sarebbe stato il più grande presidente americano della storia. E oggi?
Se passiamo in rassegna Internet vediamo che molte adesso sono le voci contro, un po' disilluse, un po' confuse. Soprattutto si cerca di interpretare il sentimento del popolo americano, che, come sappiamo, spesso gioca brutti scherzi. Obama si è giocato questo anno di presidenza su quattro grandi manovre:
Il salvataggio della economia americana: Obama ha varato 200 miliardi di dollari per spese interne (trasporti, educazione, energia ecc..) cercando così di far passari i soldi dallo stato ai cittadini. I risultati sono stati abbastanza buoni in quanto la disoccupazione è arrivata “solo” al 9%. Ma si sa che l'elettorato vede solamente un problema non completamente risolto piuttosto che un rischio completamente scongiurato.
Il salvataggio delle banche: gli interventi più concreti, fin qui, sono quelli che hanno consentito alle banche di ricominciare a funzionare senza essere soffocate dal peso dei cattivi investimenti fatti. Sono stati inviati aiuti alle famiglie che acquistano per la prima volta una casa e si è salvato (tipo FIAT) General Motors e Chrysler. In tutti questi campi Obama tuttavia non si piò dire che ha concluso: le Case di Detroit hanno evitato il fallimento, ma non hanno ancora dimostrato di potercela fare; il mercato immobiliare rimane depresso nonostante il sostegno al settore mutui; i banchieri, appena usciti dall'emergenza, hanno assunto atteggiamenti che hanno irritato l'opinione pubblica e hanno ricominciato ad alimentare le bolle speculative.
Riforma sanitaria: è la battaglia principale in quanto sarebbe una riforma storica. Purtroppo però le forze in campo sono molte e gli interessi a mentenere lo satus quo sono dentro anche gli stessi democratici. Obama è stato dunque costretto a ricorrere varie volte al compromesso e quindi la riforma che passerà non avrà quella copertura universale che si sognava in campagna elettorale (solo 19 dei 46 milioni di americani probabilmente avranno accesso a questo nuovo diritto)
Afghanistan: l' uscita dall' Iraq sembra continuare senza troppi intoppi ma il vertice principale della politica estera presenta molti problemi: per liberare il territorio dai talebani una volta per tutte servono altri 50.000 unità secondo l' attuale generale Stanley McCrystal, comandante delle truppe Nato nel Paese, ma Obamaa sembra non avere le idee chiare e tutto è un po' in sospeso. E soldati e civili continuano a morire mentre il governo del presidente Karzai non sembra molto stabile e pure soggetto a forte corruzione.
(Fonte principale: Corriere della sera.it)
«Dov’è la poesia di Obama?», si chiede Tom Friedman, premio Pulitzer e principe dei commentatori americani. Secondo lui Obama ha perso quella carica travolgente in cui mostrava che tutti i suoi progetti erano parte di un grande piano:
“Friedman considera infatti i tanti cantieri di Obama tutti elementi di quella «nation bullding at home», la ricostruzione della nazione al suo interno, senza la quale l’America «è condannata al declino». Ecco, «Obama non è riuscito ad articolare insieme i suoi programmi e le iniziative in una visione: ciò ha reso molto facile per gli oppositori deligittimarli uno per uno. Certo, è curioso vederlo sulla difensiva, quando potrebbe argomentare che sta facendo qualcosa di incredbilmente patriottico» . Secondo il profeta dell’economia verde, «agli occhi degli americani Obama appare confuso, proprio perché non ha un racconto coerente, che motivi tutti gli strati della società e dia loro uno spirito di sacrifico condiviso. Sono ancora eccitati per averlo votato, ma non hanno la percezione chiara della direzione» .” (Corriere della sera.it)
È sicuro però che non si deve cadere nel disfattismo, che il presidente Obama è allo stesso tempo l' uomo più potente e moderno della terra e che l'innovazione, si sa, non è sempre facile da digerire.
Gran bell'articolo.
RispondiEliminaNon dev'essere facile. Non dev'essere facile per un uomo giovane e di colore guidare gli Stati Uniti in uno dei loro peggiori periodi. Non dev'essere facile, per un americano medio uscito da 8 anni di presidenza Bush, avere un presidente che a discapito del tutto e subito preferisce una mentalità a lunga gittata.
Continuo ad essere ottimista, però si, la situazione è molto più "reale" adesso, rispetto a qualche mese fa.
Mirko mdf
Quando Obama fu eletto, un anno fa, io ero contento. Sostanzialmente lo sono ancora, considerando che l'alternativa sarebbe stata un governo ultraconservatore gestito da un ex generale o da un qualche grande proprietario terriero texano.
RispondiEliminaPurtroppo viviamo in una società dove l'aspetto visivo-comunicativo viene considerato più importante del contenuto, anche nella politica. Cosicché Obama è stato eletto non per le sue idee moderne, ma perché "sa fare grandi discorsi" e altre menate del genere che un anno fa i telegiornali sparavano quotidianamente.
Io credo che l'americano medio non sia pronto per Obama.
Non voglio offendere nessuno, sto solo cercando di capire meglio un trend nella mentalità di un popolo.
Ora, gli americani sono abituati da sempre ad un mondo dove loro sono i primi della classe, e tendono a dare per scontato che lo saranno sempre, e che i modi con cui sono diventati tali (liberismo, guerra, petrolio) funzioneranno sempre.
Questo fa si che Obama incontri mille difficoltà nell'attuare un provvedimento che in Europa è scontato come la riforma della sanità.
Non solo, Obama si trova anche di fronte a dover affrontare delle guerre in posti sperduti "come si è sempre fatto" pur esprimendo sempre intenzioni pacifiste o quantomeno collaborative verso (quasi) tutti i paesi del mondo.
Gli Stati Uniti dovrebbero investire seriamente in innovazione. Devono adeguare la loro società, che si è rivelata vincente nel XX° secolo, alle esigenze del XXI°. Obama deve trovare il coraggio di farlo, anche a costo di qualche momento di impopolarità.
Avrei una precisazione sull'articolo e poi vorrei lasciare un mio commento.
RispondiEliminaMi è parso un tantino stonato definire Obama il presidente "con le idee più liberali che US abbia mai partorito". Io avrei detto socialiste; non sono un esperto di storia politica americana ma nella patria dell'idologia liberale (almeno per quanto riguarda gli ultimi 50 anni) Obama non lo definirei liberale ... al massimo riformatore, proprio perchè meno liberale di altri presidenti.
Detto questo, pure io ripongo grande fiducia in Obama, però da un lato mi rimane una vena di scetticismo. Io sinceramente prima di elevare Obama a grande personaggio storico (o quant'altro) voglio attendere almeno ancora un anno ... in attesa di ciò vi saluto e vi auguro buona notte
Elia
Che Obama sia socialista lo possono dire solo i neo- con (ovvero i più agguerriti lobbisti republicani) :)
RispondiEliminacomqunque hai ragione il problema è che in america l'aggettivo "liberal" è un po' il contrario di conservatore: ovvero moderno, innovativo, riformatore. In questo senso Obama è tra i presidenti con la maggiore apertura verso nuove idee e concetti