giovedì 4 febbraio 2010

Cappello d'asino per l'Italia

Esiste un'associazione internazionale che si chiama OCSE PISA (Programme for International Student Assessment) che si occupa della valutazione del livello degli studenti dei paesi OCSE intorno ai 15 anni di età, ossia in prossimità della fine della scuola dell'obbligo (l'età precisa varia da stato a stato), per misurarne la cultura generale e la formazione scolastica.
Sono state fatte finora quattro indagini: nel 2000, 2003, 2006 e 2009. I dati per l'Italia sono stati assai mediocri. In realtà i dati dell'ultimo test usciranno nel dicembre 2010, quindi la situazione degli ultimissimi anni non è stata valutata, ma il trend è comunque chiaro.

Gli studenti italiani hanno ottenuto scarsi risultati in scienze e lettura, e pessimi in matematica.
Quali sono le ragioni di tali risultati?
Ovviamente le ragioni vere sono profonde e possono essere ricondotte ad una scarsa cultura della conoscenza, unita a realtà scolastiche poco stimolanti o addirittura inadeguate al loro scopo.
Ma è bene sottolineare che hanno senz'altro contribuito altri fattori di diversa natura che potevano essere meglio gestiti con una politica più ragionata, fra questi i principali sono:
  • La mancanza di una vera riforma della scuola, che promuova la costruzione di un sapere predisposto ad un futuro arricchimento e rispetti le singole autonomie scolastiche, in contrasto con le continue riforme pro aziendalistiche avvenute in Italia.
  • La carenza di investimenti: dal 1990 a oggi la quota del PIL destinata alle spese sostenute dal MPI o dal MIUR ha infatti subito una notevole contrazione ed è diminuita dal 3,9% al 2,8%, mentre la media dei paesi OCSE è del 5%. Anche se bisogna ammettere che non sempre chi spende di più ha risultati migliori, come nel caso degli USA.
  • La dispersione scolastica causata dal fatto che il sistema scolastico italiano è spezzato in cicli (scuola primaria, secondaria inferiore e secondaria superiore) infatti, una precoce professionalizzazione non sempre riesce a supportare adeguatamente la crescita culturale di un ragazzo, puntualmente (quasi) tutti i paesi OCSE con i voti più alti hanno sistemi a ciclo unico e obbligo scolastico fino a 16 anni.

Ma ciò che è più importante, a differenza di quanto è successo in altri paesi, in Italia non si è aperto un vero dibattito sulle carenze formative della scuola, bensì sulle modalità di valutazione del test PISA. Sebbene le critiche fatte siano ragionevoli, lasciano il tempo che trovano di fronte a dei risultati che comunque sono oggettivi, e dimostrano invece quanto sia forte la volontà di insabbiare il problema per non riconoscerlo come tale.

Chi sono i primi della classe? Dati alla mano, nell'arco degli ultimi dieci anni hanno confermato un ottimo livello Finlandia, Australia, Hong Kong, Olanda, Belgio, Canada, Giappone e Corea del sud.
Questi paesi sono caratterizzati dal fatto che i loro sistemi scolastici non hanno i suddetti problemi strutturali e finanziari.
Ma non è tutto qui. Hanno anche un modo diverso di vedere la scuola, per capire cosa intendo leggetevi questo breve commento di una ragazza finlandese sulla scuola italiana, nel quale mette in discussione alcuni costumi didattici considerati scontati, come l'idea che per imparare l'inglese bisogna studiare quello scritto da Shakespeare quattro secoli fa.

Attendiamo fiduciosi i dati del test 2009.

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