venerdì 29 gennaio 2010

Il riciclaggio come terza via


Oggi tratterò di un tema già affrontato all'interno del blog un po' di tempo fa, ma che credo sia importante approfondire, in quanto nodo centrale della consapevolezza ecologica che si è affermata nell'ultimo decennio: il tema del riciclaggio.

Il riciclaggio è una delle grandi scommesse mondiali del nostro tempo, il nuovo sistema di produzione che renderà le nostre vite sempre più ecosostenibili, e che ci lascerà sempre di più libera la coscienza quando compreremo, o meglio, quando gettermo un oggetto, un vestito o un qualsiasi artefatto umano. Scusate la vena leggermente ironica di questa mia ultima affermazione, non intendo nascondere infatti le mie perplessità su come si possa vedere nell'odierno riciclo una soluzione sostenibile.
Personalmente vedo il riciclaggio in una situazione simile a quella del commercio Equo&Solidale, entrambi vengono percepiti e vissuti come se fossero il futuro, come il modo giusto in cui dovrebbero andare le cose, ma, a pensarci bene, questo ragionamento possiede numerose falle, in quanto le soluzioni non sono trasformare i rifiuti in qualcos'altro, oppure far si che in Perù i lavoratori ricevano dal nostro acquisto il giusto ricavo, le soluzioni sono che bisogna consumare meno affinchè si vengano a creare meno rifiuti, e far si che i lavoratori del Perù possano guadagnare equamente dalla vendita dei loro prodotti non solo nelle botteghe dell'Equo&Solidale, ma ovunque, soprattutto nel loro paese d'origine! Spero che il ribaltamente della situazione sia chiaro, d'altronde (per fortuna) non sono il primo, ne sarò l'ultimo, a dire tutto questo. Tutti quanti però ci "scordiamo" o meglio, ci fanno scordare, questo punto di vista, me compreso. Nel gettare della plastica nella campana blu tutti noi proviamo un senso di auto soddisfazione, come quando aiuti una signora anziana ad attraversare la strada. Spesso ci sentiamo appagati dall'aver appena effettuato una giusta e sostenibile azione.
Se tutto questo è bene che continui con la carta e con l'organico, con i materiali plastici la situazione cambia radicalmente. Un impianto di riciclaggio plastiche impiega circa 17 passaggi affinché vengano suddivise le lattine, la pastica "A" da quella "B e da quelle "J", i tappi, le etichette, i pezzi troppo piccoli da quelli grossi, il tetrapack e chi più ne ha più ne metta. Una gigantesca catena di montaggio in cui si uniscono complessi (e costosi) macchinari all'occhio supervisore dell'uomo. Un dispendio di energia e di lavoro notevole, per quello che nell'immaginario di molti (mio compreso) era visto como un semplice buttare il tutto in un grande calderone.

E non è finita, infatti il grosso del problema alla fine non è come produrre la plastica ricilcata, ma è il come utilizzarla.
Essa si presenta come un impasto grigiastro lavorabile perlopiù attraverso estrusione e taglio laser, di buona resistenza meccanica, solo però sopra certi spessori (2 cm), con un' ottima resistenza agli agenti atmosferici ma una pessima qualità estetica (è brutta). Tutto questo, unito al costo elevato, fa si che ci siano enormi plasticosi imballaggi nei magazzini dei centri di riciclaggio, li, pronti, che aspettano solo di essere utilizati, ma che in realtà per ora non hanno futuro. Questa plastica costa troppo, se ne vende troppa poca, non ha ancora trovato un suo posto sul mercato e non risponde alle nostre esigenze estetiche, nonostante i lunghi studi su come renderla colorata.

Ci sono ulteriori processi che possono renderla decisamente più utile e versatile, ma ricordiamoci che ogni processo in più richiama prezzo maggiore alla vendita, oltre che minore sostenibilità.
Cosa fare? GLi imprenditori (dove sono, cosa fanno?) proprio non ci vogliono investire, progettisti, ingengneri, architetti tentano invano di applicargli un'estiticità facendola assomigliare alla palstica normale, al legno, al cemento o chissà cos'altro con risultati certe volte imbarazzanti, ma d'altronde non siamo ancora pronti ad accettare "il bello del riciclato".

Al di là dei toni sarcastici e polemici, questo è davvero un bel problema, che da però ancora più valenza alla tesi che, come recita la pagina di wikipedia al riguardo, il riciclaggio deve essere la terza scelta: la priorità va alla riduzione e al riuso.

Mi interesserebbe un vostro parere al riguardo, con la promessa però di un post a breve decisamente più propositivo e meno distruttivo.

Mirko

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