
Nel novembre 2009, pochi mesi fa, sono stati festeggiati i vent'anni dalla caduta del muro di Berlino, che, come tutti sappiamo, oltre ad essere stato un limite fisico di divisione, era anche il simbolo per eccellenza di un mondo diviso tra due grandi ideologie. Ripensandoci ora, l'idea che un muro, un muro fisico di mattoni e cemento, potesse rendere inaccessibile una vasta area di una città, ci pare incredibile.
Oggi, questi muri, esistono ancora. Sono li, silenziosi, che dividono giganteschi territori e ridisegnano l'orizzonte. Spesso si parla del muro "palestinese", molto meno di quello che divide USA e Messico, ma sono sicuramente in pochi a conoscere quello Marocchino. Esatto, tra i tanti problemi d'africa, esiste anche quello del Sahara Occidentale, "nazione" confinante con il Marocco, deturpata da un muro costruito in pochi anni che gli impedisce di accedere alle importanti risorse di cui il paese disporrebbe.
Andiamo con ordine:
Nel 1974 la Spagna, 14 anni dopo la votazione dell'ONU, concede l'indipendenza al Sahara Occidentale. Esso è abitato dal popolo Sahrawi, che si organizza con un censimento per effettuare il referendum di indipendenza per il 1975. Il Sahara Occidentale è una regione piuttosto vasta, posta subito sotto il Marocco e famosa per la pesca proficua e i giganteschi giacimenti di fosfati, oltre che di petrolio.
Hassan II, re (dittatore) del Marocco però non accetta la situazione, e nel novembre '75 comincia l'invasione dei territori Sahrawi, che si concluderà con la "marcia verde" e il boicottaggio del referendum. La Spagna, che stava ritirando le sue truppe, da una parte continua a rivendicare l'autonomia dei territori Sahrawi, dall'altra firma un accordo segreto con Mauritania e Marocco per la spartizione dei territori. La Resistenza riesce comunque a dar vita alla RASD (Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi) che firma la pace con la Mauritania ma continua i combattimenti con il Marocco fino al 1991, anno del cessate il fuoco. La RASD è riconosciuta dalla lega africana, ma non dall'ONU, che dovrebbe organizzare il referendum per l'effettivo riconoscimento di indipendenza, ma che in realtà è 19 anni che temporeggia, lasciando di fatto una situazione di pericoloso stallo.
Il muro. Durante gli anni della guerra, precisamente dal 1982 al 1987, il Marocco ha costruito un gigantesco muro (a sei riprese) che divide i territori RASD in due: quelli di occupazione marocchina si trovano sul mare e possono ampiamente usufruire della pesca e delle miniere di fosfati, e quelli che teoricamente sarebbero i territori appartenenti ai Sahrawi, sono in realtà disabitati (quelli gialli nella cartina). Infatti attorno al muro è presente una quantità di mine calcolabile intorno ai 2 milioni, mentre per il resto è tutta sabbia. In Algeria sono posti campi nomadi dove effettivamente vivono i profughi della RASD.
Una situazione difficile, che alterna periodi di tranquillità ad altri di tensione, e che è seguita con forte interesse da varie Onlus presenti soprattutto in Italia e Spagna, oltre che dall'Algeria, suo principale alleato.
Ancora una volta l'ONU si dimostra incapace di gestire le situazioni per cui dovrebbe esser nata, e ancora una volta vediamo un muro, un muro di mattoni e cemento, dividere un' intera nazione.
Mirko
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