giovedì 14 gennaio 2010

Questo maledetto debito pubblico


(in figura: debito pubblico in percentuale al PIL)

Nella terra dei cachi il debito pubblico è uno spettro terrificante che perseguita le ultime generazioni.
Prima di cominciare tuttavia sono necessarie alcune definizioni, solo apparentemente note ai più. Per debito pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri , individui privati, imprese, banche o soggetti stranieri, che hanno sottoscritto obbligazioni (come BOT e CCT) destinate a coprire il fabbisogno finanziario statale.
Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette.
Il rapposto debito pubblico-PIL è fondamentale per capire la stabilità di uno stato. Chiunque deve fare un investimento, sia esso privato o pubblico deve caricarsi di un debito per iniziare la sua attività (sia essa l'acquisto della sede aziendale o la costruzione di un ponte). Nel caso del pubblico, se il PIL è maggiore del debito significa che lo stato guadagna più di quanto deve pagare, il suo investimento è quindi andato a buon fine e può risanare il suo debito. Nel caso contrario il suo investimento và male e il per coprire quindi il debito è costretto ad aprirne un altro in un meccanismo di feedback positivo. (più tu aumenti, più io aumento)

Nel 2008 il debito pubblico italiano ha toccato quota 1,658 miliardi di Euro, pari a 103,7% del Prodotto Interno Lordo (PIL). L’Italia si batte con l’Egitto per la sesta posizione per il più alto rapporto debito / PIL e fra le 50 economie più avanzate è seconda solo al Giappone, che vanta un rapporto debito / PIL del 177%.
Perchè un debito pubblico alto è così pericoloso?
Il primo dei problemi riguarda la difficoltà di finanziare il debito pubblico quando questo cresce troppo velocemente. Se cala la fiducia dei sottoscrittori dei titoli circa la capacità del debitore di pagare gli interessi e di restituire il capitale, lo stato è costretto ad aumentare i tassi per far tornare i risparmiatori da lui. Ovviamente tassi più alti, pur aumentando gli investimenti, se non supportati da altrettante intrate non fanno che aumentare sul lungo periodo il debito.
Il secondo problema è che lo stato toglie molti soldi al privato (alta tassazione) per riversarli nel pubblico, riducendo così le possibilità di crescita e quindi di aumento del PIL. Meno crescita, meno soldi, più debito.

È opinione comune che per ridurre il debito si debba alzare le tasse. Tuttavia esiste anche la svalutazione. Lo stato stampa più soldi, svalutandoli da una parte ma pagando i suoi debiti dall'altra.
Tuttavia questo non è possibile una volta entrati nel sistema economico europeo.
Negli anni ‘90 per esempio da un lato con un debito pubblico al 120 per cento del Pil dall'altro con la perdita continua di competitività con un Pil che cresceva sempre meno l’Italia era vicina alla crisi finanziaria. L’Italia fu dunque costretta a svalutare fino ad uscire dal Sistema monetario europeo nel Settembre del 1992.
In queste condizioni drammatiche, il Governo Amato ridusse il debito pubblico tendenziale di 90 mila miliardi di lire. Nel 1993 Ciampi continuo’ l’opera siglando un accordo di moderazione salariale. Con il Trattato di Maastricht del 1991, con Amato, Ciampi, Dini e Prodi l’Italia inizio’ il difficile cammino verso l’equilibrio del bilancio, con la prospettiva e il desiderio dell’ingresso nell’euro. Il rapporto tra deficit pubblico e Pil scese dal 10 al 3 per cento e la spesa pubblica al netto degli interessi scese dal 43 al 41 per cento del Pil.

Tuttavia per far diminuire il debito si può anche alzare il PIL. Come visto prima, un PIL più alto permette di avere più soldi con cui pagare i debiti. Questo metodo è rischioso perchè per alzare il PIL occorre spendere e quindi alzare il debito sul breve periodo e fare in modo che questi soldi ritornino sul lungo periodo. Indovinate come si chiamano questi soldi? Università, ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica...

Nel prossimo articolo andremo alla scoperta delle cause che hanno fatto dell'italia il terzo debito pubblico del mondo.

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