martedì 26 gennaio 2010

Questo maledetto debito pubblico (II)


Nel precedente post “Questo maledetto debito pubblico” si è cercato di capire che cosa sia il debito pubblico e quali siano le disastrose conseguenze quando questo è alto. Adesso cerchiamo di capire le cause che hanno portato l'italia ad essere il paese con il terzo debito pubblico del mondo.
Per capire bene come stanno le cose si deve andare parecchio indietro nel tempo.
Nel 1950 il nostro era un Paese molto più povero rispetto alla Francia e alla Germania. Un operaio italiano guadagnava un sesto rispetto ad un operaio tedesco e la metà di uno francese, due italiani su cento possedevano una macchina, mentre in Germania quattro tedeschi su cento.
Tuttavia ,dopo la seconda guerra mondiale l’economia globale coninciò a crescere rapidamente, trainata dalla locomotiva americana,e il basso costo del petrolio (tra i 2 e i 3 dollari al barile) permetteva un basso costo dell’energia. Quest'ultimo, sommato alla particolarità italiana dei bassi salari, ci dava un vantaggio competitivo, gli italiani erano i “cinesi d’Europa”. In questo modo il PIL cominciò a crescere più velocemente che negli altri paesi.

Nel 1973 il 30 per cento degli italiani possedevano una macchina, quasi quanto in Francia e Germania. Non avevano i loro redditi, ma si erano avvicinati a questi ad una velocita’ impensabile.
Tuttavia i nodi vengono al pettine prima o poi e infatti il sogno del tutto a poco presto finì.
Il ricco contesto europeo nel quale si trovava l’Italia non permise di prolungare oltre il vantaggio dei bassi salari. Cominciarono alla fine degli anni ‘60 e agli inizi degli anni ‘70 le rivendicazioni salariali e gli scioperi. In questo modo tra il 1968 e il 1973 il livello dei salari degli operai raddoppio’.Inoltre inprovvisamente aumentò il costo dell'energia in seguito alle guerre in Medio oriente (1973).
Svaniti così i suoi principali vantaggi, con i salari raddopiati e il prezzo del petrolio quadruplicato, l’Italia a questo punto si trovò di fronte ad un bivio:o puntare alla soluzione dei suoi problemi cercando una nuova strada per la crescita (ad esempio uscire dalla mentalità manifatturiera e metalmeccanica e intraprendere la via dell'innovazione) o semplicemente non affrontare il problema. Ovviamente l'Italia scelse la seconda, piu’ facile nel breve periodo, ma disastrosa sul medio-lungo periodo.
Se le imprese non potevani più affrontare costi di energia e lavoro così alti, arrivava l’intervento pubblico a salvare chi strillava di piu’, o chi portava piu’ voti.
Nella politica dell’aiuto statale nel 1975 la scala mobile ( grazie alla quale i lavoratori vedevano i loro salari crescere in base all’inflazione dell’anno precedente) venne estesa a tutti i lavoratori. In questo modo si faceva tuttavia aumentare l’inflazione di quell’anno e così via in una spirale che portò l’inflazione alle due cifre.

Si svalutò allora la lira per avere vantaggio competitivo nel mercato estero. Svalutando la lira l'Italia poteva riconquistare competitività sui costi in confronto agli altri paesi (un pò come adesso costa molto meno comprare un computer in America piuttosto che in Italia a causa della svalutazione del dollaro). Si tratta di un trucco che dura poco, basta infatti che lo utilizzino anche altri Paesi concorrenti ed ecco svanire il vantaggio. Così con l’inflazione da una parte e la svalutazione dall’altra l’Italia riuscì per qualche anno a continuare la sua crescita truccata accontentando tutti, imprese e lavoratori.

Negli anni '90 però , da un lato lo scandalo di Mani pulite, dall’altro un debito pubblico al 120 % del PIL, con la perdita continua di competitività e con un PIL che cresceva sempre meno l’Italia era ormai vicina alla crisi finanziaria. Alto debito pubblico, spesa incontrollabile, margini ridotti per gli aumenti della tassazione. .. la storia è arrivata fino ad oggi e, anche se qualcosa è stato fatto e il debito attualmente è "solo"del 103%, il problema di fondo rimane: l'Italia resta un carrozzone sempre più appesantito dai suoi debiti.

La politica di ieri dunque non è stata coraggiosa, la politica di oggi pure non sembra un cuor di leone, ma che dire allora degli italiani? Del resto si sà che le decisioni più sofferte sono anche quelle più impopolari, ma il "popolo" può anche agire di testa tralasciando qualche volta la pancia.

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